mercoledì 28 settembre 2016

1° ediz Hipporun 1/2 Maratona Vinovo(To) 25 Settembre 2016

Foto HippoRun 2016
Classifica HippoRun 2016
Sito HippoRun

Dal racconto dell'OrcoCamola

Domenica 25 settembre il calendario Trofeo Orchi Strada ci porta a Vinovo alla prima edizione della Hipporun. Una corsa nuova di zecca che vede alla partenza quasi mille podisti sulla due gare in programma: Mezza Maratona e 'Corsa del Cuore', una non competitiva di 5 Km a scopo benefico.
L'organizzazione, curata dalla Podistica Torino, è eccellente in una location veramente particolare.
Inizialmente ero un po restio a iscrivermi in quanto i luoghi dove si praticano scommesse mi mettono un po' di tristezza.
L'ippodromo di Vinovo si rivela invece un posto molto bello, sia per la struttura che per la pista di trotto.
Alle 8 di mattina in giro non ci sono allibratori e i podisti presenti possono scommettere solo su se stessi.
Dopo i mesi estivi passati su e giù per i monti non nascondo un certo piacere nell'affrontare una gara su strada; provare nuovamente le sensazioni della corsa pura, dove conta il movimento, il ritmo dei piedi sull'asfalto, il respiro e i battiti regolari; la fatica è concentrata in un tempo limitato, intenso e a volte spietato.
La partenza vede oggi schierati 11 orchi ... concentrati più sulle foto che sul riscaldamento.
Pronti via.
Leggo ora sul sito che il percorso di questa mezza è di categoria 'A' conforme quindi al conseguimento di record nazionali.

Effettivamente la corsa si rivela molto veloce, compresi i tratti cittadini di Borgata Tetti Rosa, Vinovo e Candiolo.

Tra una località e l'altra si viaggia in aperta campagna su dei bei 'drittoni' che personalmente patisco un po' ma che permettono di tenere un ritmo di corsa regolare.
Negli ultimi chilometri soffro il caldo e quando al km 20 entro nell'ippodromo sono terrorizzato dall'idea di dover fare più giri; fortunatamente, per tagliare il traguardo, ne è basta uno solo.

La mezza maratona è sempre tosta.
Il ristoro è ottimo e i compagni di squadra mi sembrano soddisfatti. Ottimi risultati per OrcoRoccia e OrcoBarbis (1h.22m) rispettivamente 3° e 4° di categoria.
Insomma, cosa dire ancora ...
W gli Orchi ... ma oggi più che mai W la Podistica Torino per l'impegno e la passione di tutti i volontari!


domenica 25 settembre 2016

Viaggio in Nepal Settembre 2016

                                       Foto Marco Bonotto

Dalle Note di Laura Mazzino

Naturalezza 
Sono stata in Nepal nel 2016. Mi è rimasta nel cuore l’immagine di due bambini con i vestiti sporchi, quasi a brandelli. Appena li ho visti mi hanno commosso per la bellezza che sapevano esprimere nella loro spontaneità.  Sono stata più di 20 minuti a fotografarli mentre giocavano nella speranza che una foto riuscisse a immortalare il loro sorriso.
Nonostante l’estrema povertà si divertivano e ciò rendeva tutto ancora più forte.
Sprizzavano di gioia autentica ed era proprio un incanto ammirare i loro lineamenti e la felicità che condividevamo stando insieme. Probabilmente non usciranno mai dal villaggio dove sono nati e non scopriranno tutte quello destinato a bambini più fortunati di loro, però negli occhi avevano una luce mai vista. Dove non c’è niente ho scoperto di cosa è fatta l’eccellenza: essere autentici e saper stare insieme.

Non è un caso se nelle persone che stimo di più c’è naturalezza, non costruzione, oltre ad un’ottima capacità di relazionarsi con gli altri.
Anche nel lavoro riscontro questo: il confronto e lo scambio di idee con gli altri è fondamentale.
Spesso è proprio da questo ping pong di idee che si arriva ad una soluzione, ad una migliore soluzione, e perché no, divertendosi anche!
Foglia
Semplicità, spontaneità e naturalezza sono assenza di artificio ma soprattutto lo specchio di un modello di vita profondo basato sulla capacità di mettersi continuamente in gioco per il proprio bene e quello degli altri. È la libertà da tutto ciò che ostacola la circolazione delle idee e ci permette di lavorare in gruppo senza paura di affrontare i problemi alla continua ricerca di un confronto.  Naturalezza e spontaneità nello stare insieme generano armonia e nel lavoro sono le principali qualità dell’eccellenza.

mercoledì 21 settembre 2016

8° ediz Trail di Oulx (To) 18 Settembre 2016

Classifica Trail di Oulx 2016
Sito Trail di Oulx

Edizione 2015
Edizione 2014
Edizione 2013
Edizione 2012
Edizione 2011
Edizione 2010
Edizione 2009


Dal racconto dell'OrcoSmigol

L’abbassamento delle temperature e la comparsa della neve in quota hanno caratterizzato questa edizione che ha visto ritoccata la distanza sulla gara lunga a 35km.
Il ritrovo, come di consueto, e’ presso i giardini d’la tour con partenze alle ore 8 per la lunga e ore 9.30 per le altre distanze.
Arrivano anche gli orchi che formano il branco e cosi si muovono all’interno delle mura.
Personalmente mi sono cimentato sulla 23km e l’obbiettivo era stare sotto le 2h39’ dello scorso anno.
Sono alla quinta edizione e i sentieri li conosco come le mie tasche, potrei correre ad occhi chiusi ma comunque un po’ di ansia da prestazione sale.
Scorgo vecchi volponi trailers della valle che si aggirano sotto il gonfiabile, grandi saluti, grandi sorrisi ma quando scatterà lo start “ pieta’ ale’ morta”.
Organizzazione perfetta come solo Marco Abba’ e family sanno fare già dalla distribuzione del pettorale e del pacco gara con maglietta commemorativa (non tecnica), borraccia pieghevole, headband dynafit personalizzata e prodotti alimentari.

Il balisaggio è millimetrico, persin esagerato, si potrebbe correre simulando il gioco della settimana.
Si passa dentro oulx e poi ci si infila dentro il Gran Bosco. Riesco ancora a stare appresso al mio coach Sergio Benzio mentre i suoi due giovani atleti hanno gia’ spiccato il volo e andranno a prendersi il primo posto assoluto e il primo di categoria femminile. Sono e rimarro’ nella testa fra i primi 25 runners.
Dopo aver passato il sovrappasso autostradale si arriva al mega ristoro di Salbertrand con leccornie di ogni genere fornite dal forno ALTA VALLE DI SUSA ed e’ un peccato  essere solo al decimo km e non potersi fermare a mangiare a quattro palmenti.
E’ sempre un grande piacere incontrare ad ogni angolo Patrizia Roussel con i suoi scatti fotografici!
Correndo le gambe fanno sentire la recente UTMB ma continuo a spingere per stare nei tempi ;la mia testa e’ , incredibilmente , ancora in Val D’Aosta , corro in solitaria e ogni cosa mi riporta a quei due giorni .
Mi trovo affiancato ad un ragazzo che vede le mie calze a compressione siglate utmb e mi chiede se l’ho corsa e d’istinto rispondo che mi son state regalate e continuo sulla mia strada . Voglio correre da solo e in silenzio (non mi capita mai di star zitto) e arriviamo al 19esimo quando mi aspetta il muro della pista di freestyle di Sauze con tanto di gonfiabile sulla sommita’ e poi via a rotta di collo verso  i giardini per i tre km restanti.
Ed eccomi all’arrivo in 2h35’ e la missione e’ compiuta.
Mi aspetta un bel terzo tempo sotto la tensostruttura con polenta salsiccia ,birra e tanti amici.

Siamo orchi oltre le gambe c’e di piu’.


Dal racconto dell'OrcoSherpaMazinga

Improvvisamente un flash , quasi  rivangare antichi  ricordi, ma il metodo di Courbon Massonet  mi si para davanti anzi sotto il ponte dell’autostrada del Frejus  nei pressi di Salbetrand dopo circa 45 minuti di corsa. Tale metodo, non un teorema ma una schematizzazione  lineare si applica al calcolo delle sollecitazioni nelle travi da ponte sotto un carico  stradale   agente in una particolare trave. Vengono introdotti nella schematizzazione traversi con elevata rigidezza e perfettamente solidali con le  travi principali  e le due serie di travi presentano una rigidezza flessionale pressoché uguale. Con tale situazione il complesso di impalcato, costituito di travi principali, traversi e soletta, non può flettersi trasversalmente come prima per effetto del carico, che provoca invece una rotazione rigida dell’impalcato in senso trasversale , determinando una ripartizione lineare dei carichi.  Basta alzare la testa in quel momento per apprezzare tutto ciò.

Infatti provare per credere, il grosso mezzo che transita sull’impalcato in quel momento non crea torsioni  particolari alle travi ed io posso passare  tranquillamente ma non troppo   proprio sotto il ponte. Ci vuole naturalmente anche un po’ di fede nella scienza delle costruzioni, e quella non manca di certo, ma ci vuole soprattutto  un bel po’ di fiato perche comincio ad essere stanco; siamo  quasi ad un terzo del percorso ma fino ad adesso la velocità media è stata notevolmente elevata, circa 6 min/km, troppo per la mia scarsa preparazione, e finalmente il ristoro sulla passerella autostradale. Aiuto crampi; piccolo  riposino e ristoro con te e croissant! Veramente doveva essere una  corsa ma dopo una intera estate  passata tra   acciacchi vari ai piedi e dopo due bellissimi trekking sul percorso del Tor e del Marguareis, non si poteva pretendere di più. Comunque mi perdonino i valorosi  giganti del Tor, ma prima di avere delle allucinazioni strada facendo,  preferisco  fare colazione  e guardarmi attorno. Difatti mi passano  davanti tutti, ma non dispero, fatta la passerella trotterellando sull’assito( qui non occorre Courbon Massonet  vista la limitatezza dei carichi di tipo pedonale ed irrilevanti rispetto alla rigidezza  delle travi), nello squallore totale dell’area di servizio autostradale e del suo  triste parcheggio, riguadagniamo fortunatamente  il sentiero dei Franchi. Riprendo a correre perché il sentiero è veramente congeniale, quasi un percorso da fartlek, fortemente ondulato con cambi continui di ritmo, fondo  veloce, curato e  perfettamente corribile, molto allenante ma soprattutto che mi permette di correre mantenendo la frequenza cardiaca su valori accettabili  alla mia età. A proposito naturalmente scoprirò, ma solo all’arrivo, di essere il più anziano dei concorrenti. Ma non c’è tempo per compatirmi, mi tocca correre a passo uguale in un confronto impari, ma così è che va il mondo e bisogna combattere sempre!

Finalmente la prima salita  quando affrontiamo la prima valletta trasversale con dislivello di circa trecento metri e decisamente  ripido in direzione Sauze. Si rifiata in queste belle salite e il ritmo decisamente si riduce fino al  giro di boa che considero avventatamente essere il punto sommitale della corsa. Non vedo bene, ma la pista di FreeStyle dovrebbe essere  appena li sopra. Perfetto, sono arrivato in cima in ottima forma e dopo una velocissima sosta  idraulica e con unguenti vari, riguadagno  con una  rapida  discesa il sentiero originale di  mezza costa.
A questo punto dovrebbe essere fatta, siamo circa al 14° km  valutato naturalmente senza GPS, con una media ponderata delle varie velocità tenute sul percorso. Ancora  5 km di rapida corsa sul sentiero dei franchi già percorso in andata  ed ecco l’ultimo ristoro al 19° km. A questo punto dovrebbe esserci una salitella di circa 2 km  e poi solo discesa. Comincio a corricchiare sulla salita sterrata  in ottima forma data la lieve pendenza, però giunto sui prati sopra l’abitato di Ulzio, dove in antichi tempi si sarebbe iniziato a scendere,  si continua a salire su un  sentiero sempre più ripido  fino a raggiungere una amena valletta sospesa, sicuramente Top of the trail. Piego su una strada vicina ma  alzando lo sguardo fino al torcicollo, noto  in cima alla montagna colossale che mi si para davanti,un gonfiabile, certamente residuo storico  delle olimpiadi. Ma dopo Courbon Massonet  comincia  a passarmi per la mia  mente   piena di certezze che quel tempio lassu in cima al mondo potrebbe essere il punto di partenza della FreeStyle ed il mio punto di arrivo. Infatti inizio il calvario su un percorso gradonato nella terra rinforzata dalle reti strutturali  con   una pendenza  media del  40%. Non posso fare a meno di pensare a quei pazzi che fanno le evoluzioni su simili pendenze  senza farsi mancare anche un bel trampolino. Questo inverno bisogna andare a provare con le pelli.
Finalmente  rimproverati i sadici  custodi del ristoro sommitale che mi hanno assicurato che tale  montagna Himalaiana era già presente prima del mio arrivo, inizio la veloce discesa verso Ulzio. Giunto sulle prime case sopra il paese, un solerte custode  del percorso si affanna a spiegarmi che mancano ancora due chilometri. Mi fermo e gli spiego gentilmente che il paese è ormai a tiro e che non è possibile  fare ancora tanta strada, ma tant’è costui era irremovibile.
Infatti due minuti ed inciampo  nel prato dell’arrivo dopo 3  ore e 11’.
Contiamo 78 arrivati sul trail da 23 km e 68 sul percorso da 35 km.  Non si può fare a meno di pensare che  la eccessiva  proposta di Trail stia generando un riflusso in un mondo ormai saturo. Da osservare comunque che nello stesso giorno la Ivrea Mombarone storica fa il pieno con circa 450 concorrenti.  Ma gli Orchi non mancano mai,  9 presenti sulla 23 km e 2 sulla 35km da notare il 5° posto assoluto di Zekaj!

lunedì 19 settembre 2016

Tor des Geants Endurance Trail Courmayeur(Ao) 11-17 Settembre 2016

Diario Tor Des Geants 2016
Foto Tor Des Geants 2016 Niel-Gressoney
Classifica Tor des Geants 2016
Sito Tor des Geants

Edizione 2015
Edizione 2014
Edizione 2013
Edizione 2012
Edizione 2011
Edizione 2010

…Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
che cosa è l'uomo perché te ne ricordi
e il figlio dell'uomo perché te ne curi?... (Vecchio Testamento)

Dal racconto dell'OgreDoctor

Gigante io, no grazie!
Chiariamo subito un fatto gli unici giganti che ho incontrato, fatta eccezione delle splendide cime che, dall’alto dei loro pennacchi innevati, sorvegliavano divertite e annoiate le nostre gesta, sono le migliaia di volontari che questa manifestazione riesce a mettere insieme; mai una parola cattiva, sempre sorridenti, pronti a soddisfare tutte le richieste, anche quelle più strane e negli idiomi più diversi.
Una vera forza della natura, la vera anima del Tor e del suo successo.
Cosa non di poco conto: non sono pagati per quello che fanno; forse l’unica realtà realmente gratuita in una competizione dove si respira aria di business, in ogni angolo.
Il Tor de Geants è una macchina da soldi ed è facilmente comprensibile l’acredine che si è generata fra le due opposte fazioni, per accaparrarsi l’appetitosissima torta.
Del 4K in realtà non ne parla più nessuno e le persone normali, la gente del posto, tifa solo per il Tor, schierandosi in aperta contrapposizione con la gara gemella. L’effetto mediatico che avrebbe potuto avere la gara “ordita” dalla Regione è stato cancellato dalla successiva onda anomala delle migliaia di luci, colori, grida festanti, nonché dalle lacrime e sudore dei partecipanti al Tor de Gents. La gente ricorderà questa, l’ultima, l’autentica kermesse valdostana, alla sua settima edizione, la più sofferta, ma anche una delle più riuscite.
Correndo per le alte vie, ho incontrato situazioni davvero curiose e divertenti: da una parte l’indicazione del Tor e subito davanti in direzione contraria quella del 4K.
La contrapposizione fra le due gare è dunque anche sull’asfalto.
La segnaletica del Tor, invece, fa parte del tessuto urbano, si confonde con i cartelli delle alte vie, la trovi imbullonata alle pietre, segno dell’investimento, fatto negli anni passati, per renderlo qualcosa di permanente, facente parte della memoria collettiva del popolo valdostano.
Dove sta il problema? Basta sbullonare quelli vecchi e sostituirli con quelli nuovi!
Mi raccomando nel senso giusto però! Non creiamo confusione…perché il Loson fatto subito e nel senso contrario fa un sacco di differenza!
La differenza, in realtà, la fanno i km e il dislivello percorso, quello positivo, ma più ancora quello negativo, che a conti fatti, sono molto di più, e non di poco, rispetto a quanto dichiarato.
Caricando le tracce sulle mappe Garmin e facendo i conti sull’intero periplo, così come risulta dai percorsi ufficiali, risulterebbero circa 360 km e 30.900 metri di dislivello positivo.
Ma non erano 330 e 24.000? o forse anche qui, dovendo cambiare i giochi, per problemi di autorizzazioni e accordi, a stampe dei manifesti e dei vari striscioni e quant’altro serve a rendere colorato il Tor, non era più possibile fare marcia indietro e, pertanto, meglio lasciare passare la cosa sotto silenzio e ammettere se mai a posteriori l’evidente errore, se di errore si può parlare.
In effetti, un po’ preso per il deretano, mi sento, ma che importa il Tor e il Tor!  lo abbiamo sentito ripetere tante di quelle volte ed è un po’ il leitmotiv della manifestazione!

Rare volte mi è capitato di ammirare il creato in tutta la sua magnificenza e splendore come durante questa settimana del Tor de Geants.
Da solo, sperso fra i monti, illuminato dalla luce della luna, per ore e ore a camminare e correre sotto miliardi di stelle, così vicine da poterle quasi toccare, rimanendo in contemplazione estatica di ciò che mi circonda e il tutto senza nemmeno una canna!
E quello che mi circonda è così immenso e spendente da farmi sentire un nulla, una pulce nell’universo, in balia degli eventi, altro che gigante.
Ma non so perché, non ho paura! Non cerco la luce rassicurante di qualche altra frontale, il calore umano, ma proseguo dritto per la mia strada, immerso nei miei pensieri, quasi stessi facendo un cammino di Santiago in versione alpina.
Ad un certo punto del viaggio, ne ho, però, percepito la stupidità e la follia e qualsiasi velleità di classifica o di tempi è svanita nel nulla; le gambe hanno risposto al comando imposto dal mainframe è hanno scalato una marcia: che senso ha correre come un disperato e non godere nemmeno per un attimo di così tanta bellezza?

Ho accarezzato il proposito di fermarmi e porre fine a quello che mi sembrava un’assurdità, ma quelle rare volte in cui mi sono ricollegato con il mondo, con quella appendice telematica che è il cellulare, i tantissimi messaggi di incoraggiamento, di incitamento, di stupore di tutti quelli che mi stavano seguendo da lontano, in ansia anche per la mia salute, che mi volevano bene, mi ha dato la carica per continuare per portare alla fine, in un modo o nell’altro, quanto avevo iniziato.
Non volevo deludere nessuno, ma vi garantisco che, il primo a non rimare deluso da un eventuale ritiro sarebbe stato il sottoscritto.
Due giorni di pioggia, quasi ininterrotta, hanno messo a dura prova il coraggio, la forza, la stoica determinazione. In quelle condizioni, con indumenti ormai fradici e lontani dalla base vita per un eventuale ricambio, più che di corsa si deve parlare di lotta per la sopravvivenza. Ho chiesto aiuto a Pino e Mauro per avere qualche indumento per sostituire quelli ormai fradici che avevo nello zaino, ma non sono bastati.
I miei due amici Orchi e il mio amico Giovanni, che mi ha fatto la sorpresa di arrivare alla base vita di Gressoney anche con mio figlio Luca, sono stati splendidi, mi hanno aiutato, coccolato e servito come una vera crew, come se fossi un pilota di F1. Ho apprezzato l’enorme differenza fra l’essere solo ed essere costantemente aiutato nelle basi vista da una squadra che ti segue, ti fa trovare i vestiti asciutti, ti recupera la borsa, ti prende il cibo, evitandoti le code, ti aiuta a rifare lo zaino. Un milione di piccole cose che tutte insieme fanno un mare di differenza, quando l’obiettivo è essere veloci e performanti. Grazie di cuore a tutti, per l’aiuto disinteressato che mi avete dato.
Venendo giù dal Col Chateby (2653 m), dopo il Rifugio Cuney, la pioggia fitta ha ormai lavato via ogni speranza di rimanere al caldo. La tappa è lunga fino ad Oyace, passa prima per il bivacco Clermont (2700 m) e il colle di Vessonaz (2793 m) prima di cominciare a scendere decisa. Tutti passaggi in alta quota e la morsa del freddo si fa sentire, mi preoccupa. Se dovessi mai cadere e ferirmi da dover stare fermo, in quella situazione in un attimo andrei in ipotermia, coperta termica o no.
Poi capita quello che non ti aspetti.
Il Cielo si manifesta con il volto di un commissario di gara, un giovane dal nome Jean Pession. Forse la mia faccia era vistosamente preoccupata; sta di fatto che senza nemmeno chiedere, mi ha domandato se avevo bisogno di qualcosa. Io gli ho subito chiesto se avesse qualche indumento asciutto da prestarmi e lui senza esitare, come un novello San Martino, ha diviso il suo mantello con uno sconosciuto viandante.
Mio caro Jean senza il tuo aiuto, disinteressato (in fondo non avevi nessun garanzia di avere indietro i tuoi indumenti), non avrei finto il Tor e forse sarei andato incontro a guai assai peggiori. Non credo che dimenticherò mai il tuo nome, né il tuo gesto di pura e autentica carità cristiana.
La sicurezza al Tor come del resto in tutte le gare di queste dimensioni è un’illusione. La montagna è signora e padrona delle nostre vite e basta uno starnuto per cambiare le sorti di una manifestazione fino a quel momento filata liscia.
Ho passato un’infinità, di colli, attraversato un numero altrettanto elevato di valli, senza incontrare un’anima, se non quelle presenti ai punti di controllo e ristoro, collocati più in basso o nei rifugi. Una caduta, un malore e sarei stato spacciato. Avrei dovuto fare affidamento sul cellulare, che nove volte su dieci, a quelle quote, non riceve.
In definitiva avrei potuto contare solo su me stesso, sulle mie capacità di sopportazione del dolore, della fatica e del freddo e attendere il passaggio di qualche altro concorrente per avere un aiuto. Mi domando anche se il tanto discusso GPS, possa fare o meno la differenza. Sicuramente può facilitare la localizzazione, non so quanto possa velocizzare i soccorsi. Ci sono stati momenti in cui per visibilità e intensità delle precipitazioni l’elicottero non sarebbe riuscito ad alzarsi in volo.
Chi si iscrive a gare di questo tipo, con questo sviluppo, deve sapere che è richiesta una buona capacità di autocontrollo e di gestione del proprio corpo, deve essere cosciente che in alta montagna, nonostante le previsioni meteo, il tempo può cambiare e in maniera drammatica. Mai spingersi oltre, mai oltrepassare la soglia del non ritorno, potrebbe non esserci una seconda chance.
Arrivato al traverso che porta al colle Malatrà con altri due runners (con uno dei quali avevo già fatto l’ultimo terzo di gara, l’altro invece ha chiesto di venire con noi al colle, evidentemente non voleva essere solo), dico agli altri di calzare i ramponcini e di farlo ora, che siamo sul piano, perché sul traverso la presenza del ghiaccio potrebbe complicare le cose.
Mentre armeggio con i miei ramponcini che calzo a tempo zero per non raffreddarmi, arriva un quarto runner, che riconosco, ma di cui per riserbo non faccio il nome. Anche lui vedendoci decide di calzare i propri. Alla richiesta “però mi dovete aiutare, perché io non so come si fa” – in effetti erano ancora nella confezione da aprire - sono rimasto interdetto. Ma come? vieni a fare una corsa dove i passaggi al di sopra della quota neve sono tantissimi e alcuni pericolosi e esposti e non hai provato nemmeno una volta a casa come si calzano i ramponi, non sai che si può formare uno zoccolo? Non sai che sul misto possono essere pericolosi, se non sei abituato ad usarli? Ma come farai sulla corda fissa lassù sul Malatrà? Calma, farplay!

Ma l’esperienza in alta montagna richiesta per fare la gara allora qual è: l’essere andato al Rifugio Torino con la Sky Way?
Come dire…la madre degli imbecilli è sempre incinta!
La sicurezza in primo luogo nasce dalla consapevolezza di essere padroni dei propri mezzi e in possesso di una buona tecnica di base. L’imprevisto poi esiste e se potessimo controllare anche quello non esisterebbero gli incidenti.
Tutto è filato liscio, per fortuna, i meno preparati si sono ritirati indenni e il Tor ha avuto i suoi finisher, i suoi giganti, circa la metà dei concorrenti al via, da osannare e può finalmente gridare al successo.
Fra questi ci sono anch’io, un po’ frastornato, ma integro.
Alle 4.58 di sabato mattina, dopo più di 138 ore di marcia, di cui 8, circa, passate a cercare di dormire, ho varcato il traguardo in una Courmayeur deserta e addormentata.
Sono troppo stanco per gioire.
È stato un viaggio lungo, di cui faccio fatica a distinguerne le tappe, riesco a mala a pena a vedere l’inizio e la fine, il resto rimane confuso e indefinito, una sequenza di nomi e di passaggi che la memoria non è ancora riuscita a collocare nello spazio tempo. Alcuni tratti forse non riemergeranno mai dal magma indefinito dell’inconscio perché percorsi in quello stato al confine fra la veglia e il sonno, dove la mente cerca incessantemente di mantenerti vigile, dove le immagini più strane si presentato alla coscienza, dove l’incedere non è un camminare spedito, ma un barcollare da ubriaco.
Sono tornato alla vita normale. Faccio ancora fatica a dormine un sonno continuo. Mi sveglio ogni 2 ore, pensando di dover ricominciare a viaggiare. Il ricordo di quanto ho vissuto è ancora così forte, da rendere difficile lavorare e ancora preferibile cercare l’isolamento, il silenzio, la pace.
Nelle interminabili ore passate da solo con me stesso, mi è capitato di pensare a quanta energia, in termini di Joule, abbiamo espresso, tutti insieme, così tanta da illuminare a giorno una città!
E se fossimo capaci di canalizzare tutta quell’energia in qualcosa di davvero utile all’umanità, che Giganti saremmo sul serio.

Gigante io, no grazie!

domenica 11 settembre 2016

TOR DES GEANTS diario Courmayeur(Ao) 11 - 17 Settembre 2016

Foto Tor Des Geants 2016 Niel-Gressoney
Classifica Tor des Geants 2016
Sito Tor des Geants

Edizione 2015
Edizione 2014
Edizione 2013
Edizione 2012
Edizione 2011
Edizione 2010

"Ecco Grande Madre mi hai dato un corpo nuovo, ne ho fatto buon uso e l'ho consumato tutto. GRAZIE. La mia vita è stata intensa e non mi sono risparmiato". (R.G.A)

Dal  diario dell'OrcoPinoR
Sabato 10 Settembre 2016 

Ed incredibilmente dopo neanche 48 ore dal temine del 4K Alpine Endurance VDA che ha visto 3 Orchi partecipanti di cui 2 Finisher, oggi 11 Settembre parte la 7°edizione del Tor des Geants. Nuovi sponsor, nuove prospettive e due Orchi allo Start.
OrcoMami e OgreDoctor alla prima iscrizione fatta a Febbraio 2016 vengono inseriti nella lista dei partenti.
OrcoMami, oserei dire, innamorato dei percorsi delle Alte Vie Valdostane e dichiaratamente pronto a prendersi la sua rivincita sul Tor2015. Questo è l'anno del suo 60° genetliaco e quale miglior regalo la ri-partecipazione al TOR. Caricato e mai domo.
OgreDoctor di fibra sarda mischiata con la criptonite. Arriva alla partenza del TOR "asciuttissimo" e pronto a non mollare. "Mi devono abbattere, piuttosto che fermarmi" queste le sue testuali parole.
Entrambi hanno preso alloggio presso il rifugio Monte Bianco in Val Veny, oasi di quiete prima di scatenarsi su e giù per la Valle D'Aosta per 330km e 24.000D+ con il tempo massimo di 150H.
Sono saliti in una calda Courmayeur oggi 10 Settembre 2016. Ritiro pettorali, sacca e le tensioni pre-vigilia, nessun sistema GPS viene fornito agli Atleti. Come ci comunica OgreDoctor "La parte facile è conclusa".

Domenica 11 Settembre 2016 
Video partenza Tor des Geants 2016

Alle 10.00 Silvano Gadin, si proprio lui, lo stesso speaker del 4K, con il classico conto alla rovescia da il via alla 7°edizione del TOR des Geants. 830 atleti partenti, da tutto il mondo.
I nostri due Orchi procedono di buona lena, davanti OgreDoctor di qualche ora.
                                       Foto Omar Riccardi

Lunedi 12 Settembre 2016 
L'OrcoMami per problemi fisici si ritira alle 5.30 a.m. dopo la base Vita di Valgrisanche. il suo messaggio da whatsApp:
"Spiace darvi la notizia ... Ho avuto dolori alle ginocchia, di più su quella non operata. Ho sopportato tre discese ed ero in forte ritardo sulla tabella di marcia che mi ero imposto. Non ne potevo più. Mi sono ritirato e sto tornando alla base vita di ValGrisanche"
                           Foto Omar Riccardi Base vita ValGrisanche

Alle 12.35 Il primo atleta in testa, l'italiano Oliviero Bosatelli esce dalla base vita di Donnas. Dopo 150km e 12500D+ . Pazzesco è già al giro di boa a metà percorso dopo appena 26ore. Si appresta a proseguire sui sentieri dell'Alta via nr.1. Con questo ritmo il record del 2013 di 70ore dello spagnolo Iker Karrera verrà frantumato.
Alle 21.46 OgreDoctor esce dalla base vita di Cogne dopo aver percorso 100km e 10.000D+ circa.
                           Foto Omar Riccardi Base vita Cogne

Martedi 13 Settembre 2016 
Caldo fuori stagione, da luglio inoltrato sui percorsi del TOR.
Il nostro OgreDoctor alla velocità di crociera di 3km/h si ferma 1ora alla base vita di Donnas. Ne esce  alle ore 11,00 e procede spedito come una locomotiva verso Gressoney(Ao).
160 i ritirati ad oggi Martedi 13 Ser 2016. Il meteo è ottimo la differenza per i tapascioni saranno le piogge e il freddo previsti da Mercoledi sera 14 Set 2016.
Nelle posizioni di testa, uomini, rimane tutto invariato con Bosatelli davanti ai due spagnoli che gli tengono il fiato sul collo.
Per le posizioni di testa, donne, Lisa Borzani in testa con un vantaggio di 2ore, in 4° l'inossidabile Marina Plavan classe 1961.
                                                            Base vita Donnas Webcam

Mercoledi 14 Settembre 2016 
Foto Tor Des Geants 2016 Niel-Gressoney
Stamane di buon'ora siamo partiti, con OrcoSherpaMazinga, alla volta della Valle di Gressoney per dare un piccolo supporto ad OgreDoctor.
All'ingresso in valle gli telefoniamo e ci risponde che ha le ossa parcheggiate al ristoro di Niel rifugio LaGruba 1450slm. Aspettacci OgreDoctor che arriviamo.
Lo troviamo a Niel, un po' pesto, ma tutto sommato cosciente e con un tono muscolare ottimo.  Ci racconta delle sue allucinazioni:"Vedevo le pubblicità che scorrevano sui tratti in asfalto".
Decidiamo di accompagnarlo fino colle Lazouney 2400slm.
Il passo è da 3km/h. Alpino. In circa 2ore percorriamo 1000D+ e circa 6km. Decine i concorrenti rincuorati  con il nostro Santo Campanaccio.
Al colle ci lasciamo e ritorniamo a Niel per il nostro meritato panino. Rifocillati ci fiondiamo giù verso la base vita di Gressoney dove speriamo di riprendere OgreDoctor e dargli assistenza alla base vita. Siamo a km200 e 18500D+.

Lo prendiamo sullo stradone che immette al palazzetto dello Sport, per tramortirlo definitivamente mettiamo a palla l'utlima di Enrique Iglesias "Duele El Corazon".
Poi ci facciamo seri e come una squadra di F1 affiatata al cambio gomme, ci prepariamo a trattare OgreDoctor come una macchina da corsa:
- OrcoSherpaMazzinga si occupa della doccia e cibo
- OrcoPinor, massaggi, preparazione zaino per la ripartenza e dislocazione per la breve nanna.
Al termine del Pit Stop lo mettiamo quindi a letto puntando la sveglia alle 16.00
Buona fortuna OgreDoctor e in bocca all'Orco (che viva).

Alle 13.10 arriva a Courmayeur dopo 75ore e vince la 7° edizione l'Italiano 47enne bergamasco Oliviero Bosatelli, dietro di lui a 6ore di distanza lo spagnolo Oscar Perez, terza piazza per Pablo Criado Toca

Giovedi 15 Settembre 2016
Piove a dirotto sul Tor des Geants. alle 7.20 di questa mattina, finalmente autunnale, arriva il messaggio telegrafico di OgreDoctor:
"Sono a Valtournanche, massaggio, dormitina e via sotto la pioggia"
Alle 7.48 OgreDctor esce dalla base vita di Valtournenche sotto un diluvio amazzonico. Una corsa al cardioPalmas.
Intanto qualche ora prima, alla 5.09  a.m. la prima donna taglia il traguardo di Courmayeur, Lisa Borzani finisce la sua fatica  e chiude da gigante il suo Tor  in 91ore.

Venerdì 16 Settembre 2016
Ad oggi 300 i ritirati su 830 partenti, Le piogge, il freddo, la stanchezza hanno piegato i più deboli, i meno preparati fisicamente e sopratutto mentalmente. Quelli che sono stati vinti dalla sfida "Contro se stessi", o forse hanno capito che bisogna amarsi di più e sfidarsi di meno. Parliamoci chiaro, a mio parere, Il Tor è Agonismo, competizione, l'estrema sfida con i ragazzi di Courmayeur che l'hanno generata e proposta; Il tour della Valle D'aosta in un sol fiato toccando i 4 giganti MonteBianco, Cervino, MonteRosa, GranParadiso. Montagna over 4000.

Per la ricerca di se stessi ci sono metodi da adottare già vecchi di 2500 anni. E come diceva Siddharta Gautama Sakyamuni "la mortificazione del corpo non porta da nessuna parte"
Arrivare ben preparati atleticamente e motivati allo start è, a mio parere, il modo corretto per affrontare la gara. Senza caricare la competizione di significati inesistenti. E dunque meglio
Concentrarsi a correre e camminare senza più riflettere.

Il nostro OgreDoctor intanto alla media dei 2km/h procede spedito verso l'arrivo in ottima posizione di classifica 232°. 
ore 17.30 OgreDoctor ristoro St.Rhemy en Bosses e all'attacco del Malatrà last hill(foto Riccardi-Plavan)

Ci segnalano alcuni trailers, sul percorso TOR, che sugli ultimi due colli Champillon e Malatrà è caduta la neve ed i ramponcini sono d'obbligo.

Sabato 17 Settembre 2016
Alle 4.58 a.m. l'OgreDoctor termina il  suo Tor des Geants 2016 in 255° posizione  nel tempo di 138h e 58min.
I complimenti arrivano copiosi da tutti i soci Gli Orchi Trailers Asd per questo ennesimo obiettivo raggiunto.

I chilometri percorsi risultano essere 339 ed il dislivello positivo pari a 30.908D+. 
Rispetto a quanto dichiarato nel regolamento dall'organizzazione 330km 24000D+ differisce di ... un po'.
                                Foto Omar Riccardi l'arrivo a Courmayeur

sabato 10 settembre 2016

Bici MTB nuovo percorso "Rotta Bottion" Parco della Mandria Venaria Reale(To) 10 Settembre 2016

Foto Bici Mtb Parco della Mandria
Video ADMO Heroes 4Run
Sito Parco della Mandria

Dalle segnalazioni dell'OrcoPinoR

L'informazione mi è arrivata attraverso la carta stampata, ed è di quelle che uno aspetta da decenni.
La zona palustre del parco della Mandria, riserva di caccia dei Re di Savoia, è stata resa, finalmente, accessibile al pubblico.

Il 28 Agosto 2016 , al Parco La Mandria, viene cosi riaperta  il tracciato della "Rotta Bottion" che collegherà nuovamente il ricetto Medioevale S. Giuliano, al nuovo ingresso di Cascina Oslera a Robassomero passando per la Tenuta e Villa dei Laghi.

                                               Villa dei Laghi

Propongo a OrcoGino di andare a mettere il naso in un raid mattutino.
Il Raid ci permetterà di prendere conoscenza del nuovo tracciato, e perchè no da proporre, ai soci Orchi per future corsette in questo splendido parco.
Partiamo da Caselette(To) per arrivare al Parco della Mandria percorrendo le strade secondarie che dal comune di S.Gillio portano all'ingresso Parco della Bizzarria nel comune di Druento. Ci spostiamo, già dentro il Parco all'entrata Tre Cancelli  e proseguiamo verso la cascina Peppinella.
Al bivio, su strada bianca, il nuovo percorso "Rotta Bottion"  è adesso aperto al pubblico.

Siamo nel vero cuore della Mandria. La zona dei laghi fruibile al pubblico è stata una bella iniziativa.
A quanto pare sarà possibile vedere le tartarughe palustri e i quasi estinti tritoni. Ma le acque dei laghetti naturali sono limacciose e torbide e credo che le zanzare non manchino.  Speriamo, in ogni caso, che questa nuova zona aperta al pubblico non sia invasa da specie non autoctone provenienti dall'America:
- scoiattoli grigi
- nutrie
- tartarughe dalle orecchie rosse

Il collegamento, un infinito vialone alberato affiancato da fitti boschi, finisce con la cascina OSLERA, aperta nel 2015 e per me, ad oggi, sconosciuta.

Chiudiamo il tour passando prima dal borgo Castello, transitando davanti all'ingresso degli appartamenti reali della Bela Rosin amante di Re Vittorio Emanule II di Savoia, e procedere per l'ingresso principale del Conte Verde. 
All'ingresso principale, curiosi come orchi, facciamo conoscenza con il gruppo ADMO Piemonte che ci invita ad iscriverci alla gara podistica dell'11 Settembre 2016 all'interno del Parco.