sabato 31 ottobre 2015

2° edizione EagleRun Aquila di Giaveno(To) 31 Ottobre 2015

Foto EagleRun 2015
Sito EagleRun

Dal racconto dell'OrcoGiova
Una settimana or sono mi è arrivata la locandina della cronoscalata al monte Aquila di Giaveno 2119 slm..
Come una pulce in un orecchio mi è rimasta li, e quando ieri ho visto un meteo favorevole non ho potuto resistere ed ho chiamato l'OrcoZoppo. Insieme ci siamo organizzati per arrivare alle 8.30 all'Alpe Colombino. Luogo di partenza della manifestazione.

Arrivato in loco scatta il caffè di rito e le pratiche per l'iscrizione. Il pacco gara non entusiasma ma il costo è basso e va bene così.
Alla partenza incontro la famiglia dell'OgreExtreme che si prepara alla gara. Un pò di invidia c'e', e spero un giorno di poter anch'io correre con i miei orchetti.
La gara parte qualche centinaio di metri sotto l'Alpe Colombino. Nella foga della partenza, tra cani e concorrenti ,alcuni  legati tra loro, un grosso pietrone mi cade sul piede, ma fortunatamente inizia a far male solo a casa.
Il percorso dopo alcuni tagli nel bosco supera l'Alpe e prosegue per la via classica di scialpinismo fino alla chiesetta sul colle poco sotto la croce di vetta.
L'andatura è subito elevata ma dopo un terzo del percorso la temperatura cala e si sta meglio. L'ultimo tratto è innevato ma si sale comunque bene. Nell'ultima salita la  presenza di un fuoristrada ribaltato fa pensare che qualcuno dell'organizzazione abbia un pò esagerato. Succede.
Dopo aver superato il traguardo è essermi riposato un po sono  ancora salito fino alla croce per le immancabili foto di vetta.

Ed alla fine in barba ai nutrizionisti scatta la birretta di fine gara con OrcoZoppo.

mercoledì 28 ottobre 2015

30° Venice Marathon 25 Ottobre 2015

Classifica Venice Marathon 2015
Sito Venice Marathon

Edizione 2014

Dal racconto dell'OrcoPolare

30° edizione della Venice Marathon, OrcoPolare non può mancare !
Gita fuoriporta pianificata con la famiglia da mesi, maratona pianificata un pò meno.
Così finalmente venerdì pomeriggio si parte in camper alla volta di Venezia !
Sono consapevole di non essere al top della forma fisica; saranno mica le grigliate dell’estate appena trascorsa o il fiume di birra Ozujsko bevuto in Croazia ?? Penso però che se dovessi mai cadere in qualche canale, sfinito dalla stanchezza, il salvagente già l’avrei in dotazione.
Comunque ho in testa l’idea di sfondare il mio muro temporale delle 03h e 20, così alle 9:40, ora dello sparo da Strà – Villa Pisani – mi francobollo alle lepri che dovrebbero aiutarmi a compiere l’impresa. Loro si che sono lepri, io più coniglio alla cacciatora.
I primi chilometri costeggiano il verdastro fiume Brenta (mi viene male a pensare alle quantità di zanzare che copulino in queste zone nei periodi estivi !), attraversando nell’ordine i festosi paesini di Dolo, Mira ed Oriago per poi attraversare una più noiosa Marghera e raggiungere Mestre al 25°km.

Finalmente si entra nel parco S.Giuliano (dove il sabato mattina avevamo ritirato i pacchi gara), che sarà l’ultimo tratto prima dell’ingresso nel tanto temuto Ponte dalla Libertà.
Fin qui tutto bene, si viaggia a 4.45 medio ma le troppe “punte” imposte dalle lepri fanno si che il coniglio di cui sopra al 32°km sia costretto ad accorciare il passo… tant’è che il Ponte della Libertà si percorrerà a 5.15 e così sarà fino al 38° km
Si entra finalmente sull’isola di Venezia, percorrendo una zona molto “periferica” lontana da pubblico ed osservatori; iniziano i 14 lunghi ponti di legno (non li ho contati ma così si narra), fino al 40° Km dove tramite un lungo (o meglio più degli altri), ponte di legno che attraversa il Canale, si giunge finalmente in una gremita piazza S.Marco.
Qua bisognerebbe tirare fuori i gioielli di famiglia ma le gambe non ci sono più ed il fisico mi supplica di smetterla, ma quel poco di cervello ancora lucido mi fa trovare le ultime forze per fare ancora un paio di ponti e giungere al traguardo in 3:27:52 posizionandomi in posizione 910^ .
Record personale non migliorato ma non posso che ritenermi soddisfatto !
7^ Maratona della mia carriera portata a casa !

Viva gli Orchi !

domenica 18 ottobre 2015

30° edizione della Corsa del Musinè Caselette(To) 18 Ottobre 2015

Foto Corsa al Musinè 2015 Partenza
Foto Corsa al Musinè 2015 Punta
Foto Corsa al Muisinè 2015 Arrivo
Foto Corsa al Musinè 2015 Premiazioni
Video Corsa al Musinè 2015

Classifica Corsa al Musine' 2015 Salita e Discesa
Classifica Corsa al Musine' 2015 Staffette
Classifica Corsa al Musine' 2015 Up

Edizione 2014
Edizione 2013
Edizione 2010

Presentazione Corsa al Musine 2015

Il Comune di Caselette, ValSusa Running Team, Gli Orchi Trailers Asd  organizzano per:
Domenica 18 Ottobre 2015 
30° edizione della Corsa del Musinè 

Ritrovo ore 8.00 piazza Cays Caselette(To)

Alla sua 30° edizione, una delle storiche gare nel calendario piemontese di corsa in montagna. Quest'anno con le tre gare


Classic 7km 750metri e 750D+
Gara Classica in salita e discesa (FIDAL in collaborazione con U.S. La Salle)

UP  3km 500metri 750D+
Gara di sola salita arrivo alla Croce Promozionale UISP

Staffetta cambio alla croce dopo 3km 500metri e 750D+
Gara a staffetta con cambio alla croce Promozionale UISP 

 CORSA PER I BAMBINI Varie distanze e Categorie… (verso le ore 12,00 la partenza)

Costo  Iscrizione gara: 8euro
Pranzo libero a tutti : 7euro


Preiscrizioni su link :http://www.valsusarunningteam.it/PreIscrizioneCorsaAlMusine

Regolamento gara CORSA DEL MUSINE'

Mappa Percorso omologato FIDAL

Altimetria percorso omologato FIDAL

Rilievo percorso omologato FIDAL pag,1
Rilievo percorso omologato FIDAL pag.2

PAGINA FaceBook corsa al Musinè

domenica 11 ottobre 2015

Nuoto Swimtheisland Bergeggi(Sv) 11 Ottobre 2015

sito swimtheisland

Dal racconto dell'OrcoSilver

Swimtheisland ovvero l'evoluzione della specie

Convertire un Orco di montagna in un Orco Anfibio: questa è stata la mia scommessa per il 2015.
Come una buona parte di persone cresciute in una città ai piedi delle montagne, le mie esperienze acquatiche si fermavano a 2/3 anni di corso nuoto in età scolare, traumatiche e contro voglia.
Il mio livello iniziale era caratterizzato dall'incapacità di nuotare a stile libero per un'intera vasca ( ben 25 metri). Sicuramente una pessima base di partenza!
Altro punto a sfavore, risultato di un'intensa attività podistica, è lo sviluppo di una muscolatura degli arti inferiori non indifferente. Fino a che ci si muove sulla terraferma questo può essere sicuramente un vantaggio ma quando si cambia elemento e si tenta di procedere nell'acqua, la posizione non è sicuramente delle migliori.
Tutto inizia verso la fine di gennaio, con l'inserimento di una seduta di nuoto settimanale.
Ne traggo beneficio già da subito. Il lavoro fatto in acqua si ripercuote su una migliore tonicità di tutto il corpo, con conseguente vantaggio anche durante la corsa.
Il numero di vasche percorse a poco a poco aumenta. La tecnica di nuoto, in conseguenza dei consigli chiesti ai più esperti, alle letture ed ai video scovati in rete, anch'essa migliora e con essa aumenta anche il piacere di muoversi in questo nuovo elemento.
Ma la malattia è cronica e recidiva: appena si prova piacere per una cosa si inizia a sognare. Ed quale miglior sogno di quello di partecipare ad una manifestazione in acqua. Ma visto l'amore per le attivita all'aria aperta, non certo una manifestazione in piscina ma sicuramente a cielo aperto, in acqua libera. La definizione “acqua libera”,open water, mi dà una sensazione di leggerezza, di vera libertà in questo nuovo elemento. E così il pensiero vola, come quando si corre su di una cresta montana, con tutte le valli ai propri piedi, con al di sopra solo le nuvole. Nuotare sull'acqua profonda è come scivolare tra queste nuvole, sul fianco di una montagna.
Un evento, in particolare mi colpisce con il suo nome, SwimTheIsland. Incorpora un po' questa filosofia, nuota l'isola. Diverse lunghezze di percorso, per i neofiti 1800 mt, 3500 per i triatleti, 6000 mt per i più esperti, i trailer del mare. Per me sarà la 1800, il mio battesimo.
Scelto l'obiettivo, l'allenamento si fa più serrato, le vacanze sono l'occasione di nuotare in mare, le boe dinnanzi ai lidi sono scommesse sempre più lontane. Così inizia anche il lavoro mentale, la vittoria progressiva sulla paura dell'acqua fonda, la coscienza delle proprie capacità in miglioramento. L'utilizzo della muta, al contrario di quello che in genere si pensa, invece che costrizione ed oppressione mi dà fiducia e benessere, una seconda pelle.
Finalmente il grande giorno è arrivato. Una location stupenda, l'Oasi Marina di Bergeggi, una organizzazione quasi perfetta, da grande evento, una giornata di ottobre che sembra giugno, un mare ideale. Gli ingredienti ci sono tutti. Ed il risultato è stato una bellissima esperienza, un giorno da ricordare in più, una ulteriore occasione per dire “Grazie!” a chi ci ha creati ed ha creato tutto questo. Come sulla cima di una montagna, lo stesso anche nuotando su di un branco di pesci.
La confusione della partenza, simile ad una tonnara, il ritmo che arriva piano piano, le boe che scorrono, l'isola che si avvicina, il lungo dritto in mare aperto dove ho la sensazione stupenda dello scivolare sulla superficie, il corpo che si abitua al movimento e la riva che arriva troppo presto. Tocco terra e cerco di rimettermi in piedi, barcollo, quasi sembra che il corpo si rifiuti di riprendere la posizione eretta. Forse ha ragione, forse la mutazione ha avuto inizio !


Raid Rocca Patanua e Punta Lunella Condove(To) 11 Ottobre 2015

Raid Rocca Patanua e punta Lunella 2015

Dal racconto dell'OrcoBee

Rocca Patanua e Punta Lunella da Prarotto
Partenza: Località Prarotto, fraz. Di Condove (TO)
Dislivello m. 1500 circa comprese le risalite
Distanza: 15 km circa.

Antefatto…
Un bel dì di settembre ci trovammo a pedalare, il sottoscritto Orcobee con Orcociccillo in direzione Condove per raggiungere l’amena località di Prarotto che si conquista dopo  circa 9 km di una bella salita di tutto rispetto.
Giunti al traguardo  vidi Orcociccillo allontanarsi di qualche metro in direzione del sentiero che parte  proprio dallo spiazzo davanti la cappella in direzione Rocca Patanua.  Di ritorno il prode mi dice: “deve essere bello qua sopra…dovremmo tornarci  in versione corsa!”
Detto fatto, per domenica  11 ottobre non ci sono gare in vista e le previsioni promettono una bella e tiepida giornata autunnale. Proponiamo allora la gita agli altri Orchi, con l’idea di unire alla Rocca Patanua la più lontana Punta Lunella, qualche km più un là e circa 350 metri più in alto.
All’appello rispondono in tre, Orco730, OrcoMagoo e Orcocamola. Con loro ci troviamo di buon mattino in quel di Rivoli e dopo un richiamo di colazione al bar ci fiondiamo in direzione della cittadina valsusina che troviamo già in piena attività: si sta preparando la fiera Toma e fervono i preparativi per il montaggio degli stand.
Arriviamo verso le 8 al Piazzale di Prarotto dove troviamo altri corridori pronti a partire. Tempo di cambiarsi e via verso la prima meta di giornata, la Rocca Patanua. L’aria è frizzante ma la giornata si preannuncia ottima, il bosco ha già cominciato a tingersi dei colori dell’autunno ed è piacevole attraversarlo, con una salita tosta che accorcia subito il fiato. Dopo il bosco troviamo alcune belle praterie ormai ingiallite, poi il sentiero si fa più pietroso e passa una zona d’ombra dove troviamo ancora la brina.
In circa un ora e mezza siamo in punta alla Rocca Patanua, 2450 metri circa,  bello spuntone di media valle che consente già una notevole vista panoramica sulle cime della Valsusa.
Veloce foto in cima e si riparte. Oggi l’obiettivo è oltre; si punta alla Lunella  che da qui si vede ancora piuttosto lontana ed è circa 350 metri più su.
Facciamo una breve discesa dalla punta per riprendere il sentiero, è un po’ delicata e va affrontata con cautela. Poi siamo a percorrere un lungo traverso, anche un po’ innevato prima che il sentiero torni a salire per arrivare sotto la base della Lunella il cui ultimo tratto è di nuovo parecchio ripido ed un po’ infido.
In poco però arriviamo in punta. Personalmente avevo tentato più di volte di salire alla Lunella, sia dalle valli di Lanzo che da Prarotto ma tutte le volte qualcosa si era messo di traverso, la nebbia, il temporale, la mancanza di tempo;  stavolta finalmente sono in cima  e mi godo appieno  il panorama molto ampio che  spazia dal gruppo del Rosa alle vicine cime delle valli di Lanzo all’immancabile Monviso,  a sud.
Riscendiamo con cautela e ci rimettiamo sul sentiero di ritorno dove riesco persino a perdere per qualche momento gli altri orchi. Essendomi attardato nelle retrovie per un bisogno fisiologico riesco infatti a imboccare una traccia di sentiero leggermente più in alto dove per un buon quarto d’ora cammino da solo. Nessun problema, il versante è sempre lo stesso e la visibilità è perfetta,  ed in poco ci ricongiungiamo appena  più in basso. Ci si rende conto però di come  in montagna bastino veramente pochi attimi per perdersi. Ripassiamo sotto la Rocca Patanua e ci ributtiamo verso Prarotto. Siamo alla fine di  questa bella (mezza) giornata d’autunno che ci ha regalato la “montagna di casa”.

sabato 10 ottobre 2015

RONDO’ DELLE CRESTE GRIGNA(Co) 10 - 11 OTTOBRE 2015


Dal racconto dell'OrcoSherpaMazinga

Durante la gita in Grigna dello scorso Maggio, avevamo appreso dell’esistenza di questo tour delle Creste.
    Be, l’idea era  entusiasmante. Percorrere tutte le creste delle Grigne, salendo però da Mandello Lario, sul  ramo del lago di Lecco. Praticamente da quota 350 metri  salendo a quota 2450 del Rifugio Brioschi sul Grignone  per poi ridiscendere   con una pazzesca  cavalcata della traversata alta fino alla Grignetta e giù  per il crestone che ci riporta a Mandello ,  percorrendo in senso orario  tutte le creste che fanno da coronamento alla valle d’Era.
 La Val d’era è la valle  che adduce ai rifugi del versante Nord Ovest partendo dalle rive del lago. Mediamente con un avvicinamento di 3 ore si  possono raggiungere tutti i rifugi posti su questo versante, Elisa, Bogani e Bietti. Avvicinamento lungo che sconsiglia infatti i gitanti ed escursionisti medi. In questo caso però si tratta di evitare il fondo valle e di percorrere tutto il filo di cresta, con un percorso aereo  sempre  con il panorama del lago sottostante. L’idea era di arrivare in serata al Brioschi sul Grignone  a 2450 metri, ma guarda un po’ la scalogna, oggi è il giorno del 110° anno del rifugio, il più amato dagli alpinisti, sempre aperto in tutte le stagioni  ed era stato organizzato   sulla cima una tensostruttura   con tanto di discoteca. Trovare posto praticamente impossibile. In tal modo decidiamo di puntare sul sottostante rif Bietti a quota 1700, defilato dal turismo dei gitanti e battuto solo dagli escursionisti convinti ed allenati e …dai cani.
Con mio fratello Roberto ed Ugo, partenza   non proprio  antelucana da  Somana, sopra Mandello, per attendere il diradarsi delle nubi basse, e in attesa delle promesse schiarite. Fare questo giro nella nebbia sarebbe un vero  atto di masochismo. Non semplice da trovare  e senza il panorama promesso!
Già Somana è un grazioso borgo a ridosso delle varie cime , o meglio sella serie infinita di Zucco che troveremo, ma di parcheggio neanche a parlarne.

Il nostro sentiero  ha il segnavia 17B, anche se molti sono  i tracciati che adducono sullo Zucco di Sileggio; dopo un lungo traverso e risalita delle varie terrazze coltivate  prendiamo decisamente verso lo Zucco di  Tura e successivamente lo Zucco di Mortirolo. Sentiero ripidissimo in mezzo ad una vegetazione rigogliosa , i primi pinnacoli che già si individuano e successivamente un susseguirsi di tratti attrezzati con catene e gradini, che non richiedono alcuna attrezzatura, vista la facilità del percorso. La traccia si fa via via più ripida, fin tanto da raggiungere  lo Zucco di Tura che scambiamo per la nostra prima meta, ma ci aspettano tutte le altre elevazioni, Siamo intorno alla quota 1000. Superato  il Mortirolo,  con altre catene ci si para d’avanti un impressionante serie di scalette.  metalliche  che obbligano ad indossare imbrago e cordino. Il Kit da ferrata pesava troppo. Due scale ed una serie di catene permettono di vincere la parte più aerea del percorso con un salto di circa 100 metri  e finalmente si raggiunge  lo Zucco di Sileccio, prima vera cima della cavalcata, a quota 1350 metri circa. Molto bello ed areo il passaggio strapiombante tra le due scale. Grande croce metallica e  panorama mozzafiato sul ramo di Lecco e persino sul vicino ramo di Como con la punta di Bellagio.
A questo punto comincia la traversata di tutto il crestone erboso roccioso che in circa 3 ore dovrebbe portarci fino alla Bocchetta di Prada. Si raggiunge velocemente un piccolo bivacco in muratura sempre aperto per poi  cominciare tutto il traverso alto tra sentieri, roccette e tracce appena abbozzate della Tagliata, della Cima di Enghen,  Pilastro dei Grottoni ed infine Monte Croce. Due bocchette ,di Verdascia e Calivazzo, permettono anche, in caso di maltempo una  veloce  ed onorevole ritirata a valle. Dopo un lungo traverso ci attende la risalita ad una punta aguzza, in prossimità del monte Croce e  subito dopo una aerea traversata della cresta rocciosa ed in parte erbosa. Siamo nel regno dei Camosci, infatti la traccia di sentiero è cosparsa di escrementi per centinaia di metri. Sentiero evidentemente non frequentato. Oggi non incontreremo alcun escursionista per tutto il percorso fino alla  bocchetta di Prada. Infatti una rapida discesa ci porta appunto alla bocchetta di Prada  a quota circa 1700 e con un sentiero pianeggiante si raggiunge in una altra ora il rifugio Bietti. Sono circa 7 ore quando nei pressi del rifugio un cagnaccio mi azzanna  la spalla!
Comunque il rifugio ed il custode sono veramente ospitali, siamo praticamente soli ed una sontuosa cena a base di zuppa di cipolle ci rimette in pace.

 Il mattino dopo lunga risalita della ferrata  che in circa 1 ora e mezza e con 700 metri di dislivello ci riporta sulla cresta del Grignone, alla bocchetta  di Releccio a quota 2300 metri proprio sotto il Brioschi.
 Comincia adesso il percorso conosciuto  di tutta la traversata alta che, con uno spettacolare percorso sulle creste, tratti attrezzati  e non,  ci porta al grande intaglio del buco di Grigna, crocevia di tutti i sentieri. E qui cambia la frequentazione, oggi numerosi escursionisti, alpinisti ma soprattutto  trailers percorrono tutto il percorso. Finiti i tempi degli scarponi, oggi canottiera, scarpette e zainetto. Lunga risalita del versante est della Grignetta fino a raggiungere le ferrate terminali del canalino Federazione e finalmente ci attende la vetta , anzi la spiaggia di Rimini!  Centinaia di gitanti  sulla sommità  a prendere il sole, proprio sotto il bivacco  a forma di astronave lunare LEM.  Dopo aver  scavalcato un po di persone individuiamo il famoso canalone Cermenati, la via di salita e discesa classica alla Grignetta. Oggi è giorno di pietre a iosa e riusciamo a trovare il bivio per   il sentiero Cecilia che praticamente taglia in traverso tutta la parete  Sud della Grignetta. Siamo qui nel regno dei pinnacoli, delle torri,  cime e  pareti vertiginose. Un Sali scendi vorticoso  tra canali,  rocce e finalmente il famoso colle Valsecchi dove si incontra  il sentiero attrezzato che in piano ci porterà velocemente al rifugio Rosalba.
Il tempo ormai sta  cambiando, nebbia e nuvole basse ci circondano al Rosalba. Mangiare è il primo imperativo dopo una serie impressionante di sentieri attrezzati, catene, scalette  e quant’altro. Comincia l’ultimo tratto e forse anche il più selvaggio che in circa 3, 30 ore ci riporterà a Mandello. Cominciamo a percorrere il filo di cresta con un sentiero non eviddente che ci obbliga a numerose deviazioni per la sua ricerca, seguire i bolli gialli, già ma quando li vedi in mezzo alla boscaglia e  rocce ! Comunque con un po’ di intuito e fortuna ci districhiamo nel dedalo   di queste gole  e  con percorso molto ripido  passiamo lo Zucco Pertusio e finalmente laggiù in fondo  il Manerello a quota 1200 cìrca.  Sono finite le difficoltà,  finalmente un bellissimo sentiero ci riporta 800 metri più a valle in quel di Rongio.  E qui, come ci disse il gestore,  prendere il Ristorante al Verde, proprio sotto la superstrada di Lecco e con il sentiero del Viandante ed ancora con  un centinaio di faticosi scalini  su un ripido pendio ritroviamo  Somana e la  nostra auto.
Sono trascorsi due giorni, circa 25 km e almeno 3000 metri di D+ e D-  almeno.
La seconda tappa ha richiesto circa 10 ore di cammino, ma ne è valsa la pena.


venerdì 9 ottobre 2015

MMT Magredi Mountain Trail 100 Miles VIvaro (Pn) 2 Ottobre 2013

Classifica Magredi MMT 2015
Sito Magredi MMT

Edizione 2013

Dal racconto dell'OrcoSmigol
L’idea di partecipare al MMT 100 MILE nasce nell’estate del 2014 quando il “muso ispiratore” Enrico Mandile della società VigoneCheCorre trovò la gara sul sito dell’utmb e lanciò l’idea.
Mi metto all’opera e creo il team : il sottoscritto orco di Torino, Andrea Sarra del GruppoInterforze di Nichelino e Enrico Mandile di Cavour.
TONICA TEAM il nome dato alla compagnia, ognuno corre per la sua associazione ma ci piace il nome del team anche per la predilezione della bevanda.
L’edizione del 2014 ha visto solo due partecipanti poiche’ un moschettiere rimase infortunato per diversi mesi.
Le nostre goliardiche partenze in camper iniziano sempre un giorno prima della gara tanto per acclimatarci al luogo

E il Magredi ci si presenta subito come terra arida, arsa, dura quasi inospitale ma con dei paesaggi e scenari splendidi, lunari.
Le dolomiti Friulane pur nella loro diversità reputo non abbiamo nulla da invidiare a quelle del Trentino!!!
Ma torniamo alla scorsa edizione e all’organizzazione claudicante con balisaggi scarsi e poco precisi e con l’aggravante di pastori “poco simpatici” (cit. OrcoVentura) che tolgono, spostano e occultano le balise.
Il risultato che sono stato fortunato a perdermi solo un paio di volte solo 4/5 km. Qualcuno ha saltato a piè pari una base vita errando per 15 km.
Un po’ di inesperienza, una cattiva gestione del tempo, dei ristori e dei cambi hanno fatto si che mi ritirassi al 122esimo km per mancanza di tempo all’arrivo della terza e ultima base vita.
Non pago di questa esperienza ma entusiasta del luogo e dell’alloggiamento presso l’agriturismo, villaggio, campeggio da Gelindo offerto dall’organizzazione.
Dopo un anno con il tarlo dei 40km non terminato faccio anzi facciamo ritorno. Il film inizia sempre allo stesso modo ma il trittico e’ completo con partenza in camper il giorno prima.
Arrivo da Gelindo  ritiro pettorale e preparazione delle tre sacche una per ogni base vita ed esplosione di roba sul prato e un paio d’ore di preparazione.
Si avvicinano le 18 e il meteo tende a peggiorare. Il camper parcheggiato in posizione strategica davanti al quartier generale comodo per la consegna delle sacche e per incontrare e vedere il viavai dei circa 130 runners.
Alle 17,00 tutti in piazza per il briefing, singolare la punzonatura con un vero e proprio appello e il passaggio al di la’ del gonfiabile e poi alle 18 lo sparo.
Pioviggina e ci aspettano, se tutto va bene, due giorni di corsa. Si inizia con 17 km di piano attraverso il magredi e poi si sale a 1500 mt e per una ventina di chilometri si trotterella in cresta.
Arriva la notte e con lei il diluvio e la nebbia e i sentieri che diventano fiumi di fango: il gioco si fa duro !!!!! e il duro arriva alla prima base vita con largo anticipo. Fradicio e demotivato e al calduccio con intorno gente che si ritira, mi attanaglia il dubbio del ritiro. Menomale che una sana minestra mi fa ripartire sotto una pioggia ancora più forte.
Non si contano le culate in una discesa notturna interminabile .
Per pranzo arrivo alla seconda base vita dove faccio un cambio completo scarpe comprese; mangio due piatti di pasta e bevo una birra, un caffè e la strada mi sorride nuovamente ma il meteo continua a non sorridere. La terza parte del percorso la ricordavo come la più dura con un 1300D+ subito e un 400D+ verso la terza base con l’attraversamento di due gallerie al buio lunghe 4km.
Nonostante i 90 km sulle gambe affronto il dislivello con un buon ritmo e raggiungendo la cima in 1h40’ circa e gironzolo ancora una mezz'oretta in cresta prima di iniziare a scendere. Via a rotta di collo con le solite costanti, pioggia, nebbia, fango e culate.
Anche quest’anno mi viene il colpo di sonno mentre corro e riesco a non cadere inciampando nel marciapiede della galleria; ma quale arcano e oscuro (in tutti i sensi) si cela in questa galleria e proprio in questo punto; menomale che siamo tutti e tre e ci si tiene svegli a vicenda.

Le gallerie sono piene di pozzanghere e gocciolano come se diluviasse (nessuna differenza tra dentro e fuori) ma ricordo ancora il vociare delle gocce che rimbomba dentro questi budelli oscuri.
E nella seconda notte arrivano anche le allucinazioni, le suggestioni, le ombre, le voci fanno compagnia.
Ricordo perfettamente, su un sentiero nel bosco di aver visto un ragazzino inginocchiato con una felpa con il cappuccio di colore verde; mi viene la pelle d’oca a pensarci.
Al ristoro m’informo sulla classifica e i ritiri aumentano capisco anche perchè non ritrovo quelli che mi hanno passato e quelli che ho passato io, pensavo di essere in una specie di triangolo delle bermude dove venivamo inghiottiti.
Ho fatto bene ad appesantire lo zaino con un cambio aggiuntivo cosi uscito dalle gallerie nonostante guscio e mantella sono nuovamente zuppo e mi ricambio pronto per affrontare 10 km prima della terza e ultima base vita.
Ancora discese scivolose alcune tratti tecnici ed esposti e si arriva a Tramonti di Sopra ancora tre km e la base vita di Tramonti di Sotto e li che mi aspetta con un’accoglienza casalinga. Una signora, una mamma che mi serve minestra calda, pasta , patate bollite e la gubana (dolce tipico friulano con il rhum) a iosa e naturalmente scatta anche l’ennesima birra e l’ennesimo caffe.
Mi ricambio e aspettando i miei soci tutto imbardato (sono un po’ schizzinoso) mi appoggio per 10 minuti sulla branda ma non si dorme la testa e le gambe vogliono andare, si vuole finire questo viaggio e mancano “solo“ 40 km; solo i piedi iniziano a sussurrare pietà.
La pioggia ha dato una tregua per un paio di ore, ma alle prime luci riappare e mancano una ventina di chilometri da percorrere nel greto del fiume con i simpatici sassi che torturano i piedi gia’ massacrati dall’acqua a mollo ormai da 40 ore.
Il Magredi al ritorno mi regala una pioggia torrenziale ma sono fortunato perchè chi e’ passato dopo ha preso anche la grandine.
Anche in questo caso sento il rumore, la voce delle pietre con la pioggia.
Il greto del fiume con le sue anse non finisce mai, rettilinei che finiscono con insenature che da lontano ti fanno immaginare che sei arrivato sulla strada; non arriva mai la civiltà, il famoso ponte che porta sulla statale.
I km piu’ lunghi della mia vita (fino ad ora) e poi arriva la strada e ancora 1.8 km per l’arrivo e accellero voglio e devo arrivare il prima possibile ormai i piedi non sussurrano ma gridano pietà.
Prima dell’arrivo in piazza penso di aspettare i miei soci per tagliare il traguardo insieme ma appena vengo scorto mi corrono incontro quelli dell’organizzazione, dal bar escono una decina di persone e iniziano a gridare e applaudire e non riesco a fermarli, mi portano al traguardo per consegnarmi la medaglia e il gilet da finisher. In mano avevo già un bicchiere di the caldo, mi volevano portare nel tendone e mi si avvicina anche un volontario della croce rossa, ma sto bene non ho bisogno di nulla e ho voglia di vedere e fotografare i miei due amici che stanno arrivando.
Mi si avvicina il fondatore mi fa i complimenti e mi dice che ci sono stati 67 ritirati e che questa e’ stata l’edizione piu’ dura.
Io sono finisher e non sento la fatica, il male ai piedi e le mani congelate sono tanta soddisfazione e orgoglio .
Sono finisher anche per chi mi ha dedicato tanto tempo dalla moglie a Sergio Benzio.
Arrivano i miei due amici ci facciamo le foto di rito e via al terzo tempo con un bel minestrone caldo. Ma bisogna premiarmi e in agriturismo prendiamo due piatti mega di polenta con formaggi misti e ci scoliamo una bottiglia di vino rosso locale.
Finalmente Morfeo fa la sua comparsa…
Mentre scrivo ancora mi emoziono e mi scende qualche lacrima…
Siamo Orchi e oltre alle gambe c’e di più.

giovedì 8 ottobre 2015

Trail del Monte Avic Champdepraz(Ao) 3 Ottobre 2015

Classifica Trail del Monte Avic 2015
Sito Trail del Monte Avic

Dal racconto dell'OrcoVentura

Sabato 3 ottobre, la sveglia suona alle 6.30 in una piccola frazione della Valle d'Aosta, è buio fuori, uno sguardo fuori per confermare quello che già era previsto: nebbia, nuvole e pioggia fine...oggi è decisamente autunno, ma non è giornata da camino accesso e caldarroste, lo zaino è pronto, le scarpe pronte per essere infilate e per calpestare i sentieri del parco del Mont Avic, sul percorso del trail di 22 km e 1600 m di dislivello positivo. Oggi si torna a mettere un pettorale, oggi si riparte.
E allora non c'è tempo per pensare, di domandarsi se sarà giusto o no, ormai la decisione è presa.
Il tempo di fare colazione, poi ci si veste, e si va, la mattina non è poi così fredda, e poi anche la pioggia ha il suo perché.
Sono quasi le 9.00 e ritiro il pettorale, si parte alle 9.30, sarà anche meglio muoversi!! Sennò mi tocca la partenza alla bersagliera un po' fantozziana! Ma è già tutto pronto, il tempo di fissare il pettorale con le spillette e ci siamo, punzonatura e poi dietro la linea di partenza, vado verso le retrovie, mi pare meglio, oggi più che mai. Sono passati due mesi e mezzo dall'ultima volta che ho messo un pettorale, quello della Ultra Sky del Monginevro, l'obiettivo mancato di quest'anno che ha lasciato però nuove consapevolezze e grandi emozioni. Oggi è un po' come un nuovo battesimo, l'animo romantico me lo fa vedere così, come sempre do un significato alle cose che faccio, non sono mai solo gare, sono esperienze, sono "biglie colorate nel bagaglio della vita".

E allora eccomi qua, sui sentieri gonfi d'acqua del Mont Avic ad aggiungere una biglia nuova, non mi stanco di collezionarne, ognuna è preziosa ed è unica. L'acqua e il cielo cupo di oggi non tolgono nulla alla gioia che si prova a tornare a fare quello che si ama, e io amo tutto questo, la montagna, le sfide, la fatica, la gioia che ti lascia averle superate, la condivisione con chi le ama come te, il conoscere gente nuova con la tua stessa passione, ti incontri e ti riconosci, la stessa luce negli occhi, la stesso fuoco che brucia dentro.
C'è chi vive le gare come competizione e basta...io no...non mi appartiene questa visione, oggi poi meno del solito, oggi per me è ripartire dopo la paura presa tempo fa, nel momento in cui ho visto il mio piede andarsene via, nel momento in cui mi hanno detto "per quest'anno scordati di correre, non è una cosa grave ma un po' lunga da guarire, devi avere pazienza", e se te lo dicono al centro di chirurgia del piede per un attimo ti prende lo sconforto, per un attimo hai paura di non riuscire più a fare quello che vuoi, pensi che dovrai rinunciare ai tuoi sogni. Ma è un attimo, poi ti ricordi che niente è impossibile, che non devi essere pessimista ma positiva, come sempre, che questa è una nuova sfida, niente in confronto a chi ha problemi ben più gravi. Quindi nessuno spazio per il pessimismo, niente piagnistei, solo un pensiero: io ci riesco prima di quello che dicono loro.
E infatti è stato così, oggi sono qui, non come prima ancora, ma sono qua e questo basta. Ieri sono andata dall'ortopedico che mi dice che ho recuperato alla grande e prima del previsto e mi fa i complimenti per la determinazione e oggi sono qui, anche se lui non lo sa, non credo che avrebbe approvato, ma io me la sento, abbasso le aspettative e lascio che la strada scorra sotto i piedi, mi prendo il mio tempo e mi godo tutto quello che questa giornata mi regala, la gioia di essere di nuovo qui. E poi la gioia di arrivare alla fine, bagnata fino alle ossa, infreddolita, stanca più di quello che sarei se fossi in forma, ma felice!!! Questo mi basta oggi, questo è più del previsto.

Poi la giornata riserva altre sorprese, un "terzo tempo" fantastico con belle persone, conosciute oggi, conosciute un po' di tempo fa, qualcuno causa infortunio, alla fine non tutti i mali vengono per nuocere si dice, bisogna sempre trovare il lato positivo nelle cose, c'è sempre, anche quando non si vede, e oggi è il mio lato positivo, oggi sono qui e sto vivendo una bellissima giornata, oggi aggiungo una biglia colorata nella mia borsa patchwork fatta di tanti scampoli di stoffa colorati, oggi sono felice ed è abbastanza, è quello che mi serve.
Che dire altro...la vita è bella, anche se piove, anche se credi di no, se vedi le cose dalla giusta prospettiva il tuo mondo cambia e se sai apprezzare quello ti viene regalato la vita è ancora meglio; cos'è alla fine se non un insieme di istanti? Voglio collezionare miliardi di istanti così!!!
Come sempre devo dire "Grazie montagna"!!! Gli istanti più belli sono sempre legati a te!
Alla prossima avventura....quante ce ne saranno ancora? Tantissime!!!

domenica 4 ottobre 2015

Turin Marathon 4 Ottobre 2015

Foto Turin Marathon 2015
Classifica Turin Marathon 2015
Sito Turin Marathon

Edizione 2014
Edizione 2013
Edizione 2012
Edizione 2011
Edizione 2010

Dal racconto dell'OrcoFly

Mercoledì 30/09 in transito all'aeroporto di Istanbul destinazione Tel Aviv-Israele. Apro il PC e mi iscrivo alla Maratona di Torino edizione nr.29.
Quest'anno non l'ho preparata; qualche uscita da venti chilometri al massimo. Ma non posso mancare alla maratona di casa.

In Israele giovedì mattina faccio un'uscita da cinque chilometri, una corsa veloce.
E poi mi dico "dai l'importante è concluderla!".

Oggi domenica 4/10 eccomi allo start con i compagni Orchi; e via si parte... subito mi faccio tirare (chi non lo fa).
I primi cinque chilometri procedo con un'andatura di 4'65'' al chilometro, poi rifletto e rallento. Senza allenamento devo stare sui 5'20'' ,  5'25'' al chilometro fin che posso. E così faccio insieme ad un runner di Latina che va al mio ritmo. Insieme proseguiamo chiacchierando.
A Nichelino il solito, e forse unico, pubblico vero da maratona con musica, applausi, batterie, banda.
Prima della palazzina di caccia di Stupinigi si gira a destra e si ritorna in città, meno male che hanno tolto il percorso che portava a Vinovo! Vai! Era troppo noioso.
Il tracciato prosegue con il quartiere di Mirafiori dove ha sede la FIAT, segue il parco Ruffini sede dello stadio di atletica dedicato a Primo Nebiolo.
Al trentesimo chilometro si attraversa il parco della  Pellerina. Il mio compagno di Latina rallenta, cosi che  ci salutiamo ed io continuo. Adesso siamo nel quartiere Barriera di Milano, in  via Stradella,  e la Spina-3 zona ex-industriale recuperata a parco ed abitazioni civili.
Mi rendo conto che mancano ormai pochi chilometri ma non sto soffrendo. Integratori-gel ed i ristori giusti hanno funzionato. Eccomi arrivato in via Sacchi, Porta Nuova ed infine la centralissima via Roma cuore dello struscio torinese.
Il pubblico mi fa accelerare la cadenza di corsa, vado a prendermi il mio momento di gloria, sii taglio il traguardo!
Ah dimenticavo il mio crono si ferma a . 4h 08min, mai impiegato tanto per questa maratona,  ma non mi interessa. Ho fatto pochissimo allenamento quest'anno, tanti aerei e tanti paesi extra Cee (per lavoro) ma c'è l'ho fatta ugualmente!!! Yeah!



sabato 3 ottobre 2015

UTSS Ultratrack Supramonte Seaside (Baunei) 3 Ottobre 2015

Foto Ultratrack Supramonte Seaside 2015
Classifiche UltraTrack Supramonte Seaside 2015
Sito Uktratrack Supramonte Seaside

Dal racconto dell'OgreDoctor

Correre in natura mi da un senso di libertà e pace.
Correre nella mia terra d’origine fra olivi secolari, pietre mute, lecci, querce, ginepri, testimoni da tempo immemore dello scorrere del tempo, sotto un cielo tormentato di nubi e con accanto il blu smeraldo del mare, annulla il confine spazio-tempo e mi regala sensazioni che riesco a stento a descrivere.
Corro e penso a miei avi, che prima di me con scopi diversi, sicuramente meno ludici, hanno percorso questi sentieri. Intuisco la loro fatica, l’enorme dispendio di energie per strappare anche solo un metro quadro di terra coltivabile, in questo paesaggio a tratti lunare. Una vita trascorsa in totale simbiosi con la natura.
Corro e penso a mio padre, prigioniero di un letto. Quanto vorrebbe correre con me nella sua terra, che lo ha visto bambino, libero e felice.
Corro e penso a me stesso, a quanto appartengo a questa terra, quanto mi manchino da un anno all’altro questi paesaggi, questi profumi, questa luce.
Un’infinità di pietre come tanti bubboni affiora dalla terra in queste vallate di origine basaltica ricoperte da una fitta vegetazione di lecci, ginepri e macchia mediterranea, racchiuse da una serie di bastionate calcaree. Mi costringo a mantenere alta l’attenzione per non cadere, cercando quella poca terra nera incastonata fra pietra e pietra, saltabeccando da un punto all’altro.
La gara alterna tratti tecnici a strade sterrate. Nei primi, soprattutto in discesa, fatta eccezione per i top runners, l’abitudine a correre in montagna, su dislivelli importanti, fa la differenza. Gli altri corridori sono in difficoltà, quasi fermi e timorosi di farsi male, facili da superare e distanziare. Nei pezzi in piano, il loro passo da maratoneti e la mia scarsa attitudine alla corsa pura, fa sì che inesorabilmente il gap guadagnato nei percorsi a me più congeniali venga vanificato negli altri tratti. Le discese e le salite tecniche nel complesso sono minoritarie rispetto ai lunghi rettilinei corribili, alle strade interpoderali e, alla fine, complice la stagione lunga e densa di impegni, le gambe mi suggeriscono di accontentarmi di quello che possono concedermi.
L’arrivo è collocato all’altopiano del Golgo, probabilmente il più interessante contesto storico archeologico del territorio baunese, protetto da Nuraghi a guardia di ogni accesso naturale, e principale ambito di convogliamento e conservazione delle acque piovane dell’altopiano carsico. Luogo denso di richiami e sensazioni di misteriose presenze, l’Altopiano è noto principalmente per la sua Voragine  di “Su Sterru” (che con i suoi 280 m. è la più profonda in Europa) identificata quale luogo dove si compiva l’uccisione degli anziani fra risa rituali, liberatorie, (da cui il termine riso sardonico).
Al centro dell’altipiano è collocata la Chiesa dedicata a S. Pietro, edificata nella seconda metà del XVII secolo in forme tardo – gotiche ecco la (la leggenda vuole che S. Pietro abbia liberato la popolazione di Golgo da “Su Scultone”, sorta di mostro che abitava la Voragine e che calmava la sua ira solo in seguito al sacrificio delle giovani vergini). Come tutte le chiese antiche collocate in quest’area, denuncia l’esistenza di forme di sincretismo religioso, nuragico – cristiano, riconoscibili per la tipologia a Cumbessias. Proprio di fronte alla recinzione della Chiesa è ben visibile il betile antropomorfo che non ha altri analoghi in Sardegna, mentre presenta vaghe somiglianze con le sculture dedicate a Shardana.

Ma prima di giungere all’arrivo, subito dopo una ripida discesa, come in ogni trail che si rispetti, non può mancare la sorpresa finale, che, puntuale, si materializza in forma di “codula”, un canyon che si è formato per effetto dell'erosione di un torrente, in parte inghiottito a causa di complessi fenomeni carsici. La codula, si chiama Bacu Lotzuli e si sviluppa per chilometri incastonata in ripide pareti calcare e giunge sino al mare, alla Cala di Sisine. Si rimane impressionati dall'esplosione di colori delle pareti e degli oleandri, un incanto per gli occhi e per la mente, un po’ meno per i piedi, già messi a dura prova nei tratti precedenti. Il ciclone è visibile in tutta la sua forza devastatrice. Se un barlume di sentiero era presente, prima del suo passaggio, ora non è più visibile e il nostro incedere diventa lento, pesante, cadenzato da un continuo saliscendi su bianche pietre, levigate dal tempo e dal passare dell’acqua. D’estate deve fare un gran caldo e la totale mancanza di sorgenti sicuramente né sconsiglia l’attraversamento.
Prima di giungere al mare, abbandoniamo la codula e per un ripido tratturo arriviamo ad una strada sterrrata già percorsa in precedenza, chiudendo, pertanto, un anello, per raggiungere finalmente l’arrivo al Golgo.
L’organizzazione della gara è stata superlativa e gli organizzatori di una cordialità e simpatia rara. Messi a dura prova dalla bomba d’acqua, che ha colpito il territorio di Baunei, il giovedì antecedente alla gara, hanno recuperato un percorso per la 20 km e la 40 km, in extremis, che non ha fatto rimpiangere l’originale. Ci hanno messo il cuore e si è visto!
In origine ero iscritto alla UTSS, il percorso di 80 km, soppresso a causa del maltempo, che ha cancellato in parte il balisaggio, e dopo aver sperimentato la gara più breve, anche se rimaneggiata, penso che sarebbe stata una prova assai difficile.
Il ristoro al Golgo, merita un plauso, genuino, saporito, abbondante e soprattutto a chilometri zero, salsiccia sarda fresca, pecorino, patata lessa, carote, pane carasau e ichnusa freschissima. I ristori sul percorso sono stati numerosi, abbondanti e all’altezza delle aspettative.
Se si vuole trovare, a tutti costi, qualcosa che non ha funzionato a dovere, sicuramente un aspetto migliorabile, in questa giovane manifestazione, è la rilevazione dei tempi e la stesura delle classifiche. Magari l’utilizzo di un chip, anche se aggiungerebbe dei costi e toglierebbe qualcosa in termini di genuino “spirito trail”, renderebbe più affidabile la rilevazione dei tempi e eviterebbe inutili e stucchevoli contestazioni.
All’indomani della manifestazione, uno splendido “quarto tempo”, sempre offerto dall’organizzazione, per quanti si sono fermati a Santa Maria Navarrese, procrastinando il ritorno alle proprie case: gita in barca sul litorale di Baunei in direzione Dorgali.
Dalle bocche spalancate e dagli sguardi estatici dei presenti è facile capire, che quanto ci si para davanti non è solo bello, ma magnifico, stupefacente, grandioso.
Penso dentro di me: devo tornare, magari per la gara, magari per “Selvaggio blu”, ma devo tornare.
Il percorso di gara originale si disegna lunga la costa fino alla Cola Goloritze, dove l’UTSS avrebbe deviato verso l’interno, e si snoda fra terra e mare, fra cielo e terra in un susseguirsi di sali saliscendi fra pareti verticali calcaree e acque smeraldine.
Ci fermiamo per un bagno a Cala Mariolu o Is Pulige de Nie, “come pulci di neve” in dialetto sardo, che colpisce per i colori dell’acqua, che toccano diverse sfumature e tonalità tra blu, verde smeraldo e azzurro, e per gli infiniti sassolini che formano la Cala, bianchi e piccoli come fiocchi di neve. L’appellativo di Mariolu deriva da “mariolo“, ladro in ponzese, che i pescatori oltremare diedero alla Foca Monaca. Quest’ultima, infatti, era solita depredare il pescato dalle reti e dai nascondigli scelti dai pescatori. Proprio ad un miglio verso nord da Cala Mariolu, vi è la Grotta del Fico, uno degli ultimi rifugi del mammifero, una grotta tra le più suggestive dell’isola.
La piccola comitiva composta da quattro Orchi (il sottoscritto, OrcoCamola, Orco730 e OrcoBee) più la mia famiglia al completo, risale sul nostro confortevole mezzo (un Ford Transit nove posti – in origine dovevano esserci anche l’OrcoZoppo e OrcoJoak, che per motivazioni diverse non sono riusciti a unirsi al gruppo) e si dirige all’estremo ovest dell’isola, a S’Archittu, sulla costa del Sinis, per tre giorni di autentico relax.
Ci accoglie un litorale diverso, ma altrettanto suggestivo e piacevole in questa coda di estate, che ci ha consentito di godere di un sole piacevole e di un acqua sufficientemente calda da poter fare qualche bella nuotata e finalmente provare la muta da triathlon, presagio di nuove e stimolanti avventure.
Montagna che regala il mare...
W gli Orchi