mercoledì 26 luglio 2017

Etna Trail Linguaglossa(Ct) 22-23 Luglio 2017

Classifica Etna Trail 2017
Sito Etna Trail 2017

Dal racconto dell'OrcoMami
Gli anglosassoni lo chiamano D N F .
E ' l’ acronimo che sta a significare che non sei arrivato al fondo! DID NOT FINISCHER.
Non sei finischer!
Succede a tutti prima o poi.
Alcune volte ci si demoralizza e si cercano mille scuse per giustificare in primis a se stessi e poi agli altri l’insuccesso; altre volte invece, come in questo caso, l’intensita’ delle emozioni vissute stempera e dissolve la sensazione di gara incompiuta.
Ma veniamo a noi.
Sicilia, terra di sole ,terra di storia millenaria, terra di mare splendido.
Ma da oggi, per noi, anche terra di ... trail, e che signor trail!
E venerdi ' pomeriggio, siamo nel centro storico di Linguaglossa, piccolo paesino etneo appollaiato alle pendici di sua maesta’ l ‘Etna.
Si respira un ‘aria calda nelle vie semideserte del pomeriggio.
E’ lo stesso calore avvolgente e benevolo di tutti coloro che incontreremo durante questo trail, cosi’ lontano da casa.
Inizia il breafing: dal ritiro del pettorale alla consegna del chip, dalle raccomandazioni del direttore di gara al sorriso dei volontari, si respira un ‘aria di serenità e di fiducia lontana dai nostri stress del “nord”.
Il vulcano per gli autoctoni è amico. Basta rispettarlo e stare alle sue regole e nulla succederà di negativo.
Poche e chiare indicazioni sul balisage, sulle cose da non fare assolutamente in questo terreno lavico. Sbagliare strada ed uscire dal percorso può avere conseguenze ben più problematiche che uscire dai nostri sentieri. Se sbagli e scendi in un vallone a caso puoi imbatterti in una “giara”(zona lavica a lastroni con crepe degne di crepacci)oppure in un tratto di lava grossa, tagliente ed appuntita..: districarsi in mezzo a ciò ,oltre all’orientamento, può creare grosse difficoltà di progressione.
Quindi ben chiaro : seguire le balise rosse e catarinfrangenti e MAI OLTREPASSARE ZONE FETTUCCIATE DI GIALLO ! OK?
RECEPITO!
Tra una cosa e l’altra si son fatte le 23,59: l’ora del fatidico via!
Partiamo in poco piu' di 140 atleti;finalmente una bella partenza senza i soliti forsennati che con l'espressione ”scusa,scusa” cercano di farsi strada. TUTTI SI AVVIANO SERENI…TANTO SI SALE SEMPRE E SOLO .
Tralascio volutamente il novellar della gara vera e propria che come tutte ha dei cliche’ simili ad altre, per addentrarmi invece nei ricordi della grande protagonista di questo trail: la natura!
Di monti e valli ne ho visti tanti negli anni di trail e non solo trail, ma la sensazione –Etna è stata davvero spettacolare, speciale, avvolgente.
I primi 1500 metri di dislivello corrono via veloci attraversando le varie fasce boschive fino a raggiungere le pinete.
E’ notte piena ma la prima grossa sorpesa è la precisione del balisage: mai ho avuto il piacere di vedere ogni 20 metri, dico 20 metri, i bollini catarinfrangenti applicati con dovizia su tutto:alberi,felci e lava.
Ed ecco il primo incontro con la natura dell’ETNA: sono le dolci pendici , nei primi 500D+ fuori Linquaglossa ,con filari di viti adagiati su lava quaternaria.
Qui corricchiamo e spingiamo in salita con i bastoncini respirando a pieni polmoni ogni sorta di profumo. Vampate di menta si alternano a fredde correnti d’aria dei valloncelli assolutamente privi d’acqua ma comunque refrigeranti; poi il profumo di limone lascia il passo all’acre odore di bruciato. INCREDIBILE, la gioia dell' olfatto!
La notte prosegue veloce camminando e correndo su mulattiere di lava sconnessa e difficili da interpretare: se aumenti il ritmo ti inciampi e se ti distrai un attimo il piede scivola subito...
Ma eccoci al secondo incontro con la natura dell' Etna.
Sono ora circa le 5 del mattino, io ed il mio compagno di avventura percepiamo i primi chiarori all 'orizzonte; il buio della notte sta lasciando spazio ad un rosso fuoco .
La sensazione, già vissuta in altri trail, assume qui dimensioni spettrali: di colpo intorno a noi, con la prima luce del giorno, si palesa solo lava nera che più nera non si può; l'occhio spazia su vallette completamente nere con pochi arbusti;la sensazione fisica è proprio di essere in mezzo ad un mare in tempesta senza nessun segno di vita. Solo il perfetto balisage dei catarinfrangenti che segnano la via di uscita da questo dedalo di ombre informi,ci dà conforto. Sembra di rivivere certi incubi della mente che solo il Tor ti puo' regalare!
E' oramai chiaro.
La corsa continua nel piu' spettrale degli ambienti fino a giungere all'ennesimo punto di ristoro.
Piccola nota:in 94 km di percorso e 5000D+ non c'è una sola sorgente d' acqua! A voi la riflessione su cosa voglia dire organizzare un trail in questi terreni.
Fatto il pieno di acqua(10 ricariche in meno di 10 ore) si riprende , andando incontro a quello che sara' il terzo incontro con la natura dell 'Etna : il Monte Sartorius.
Una montagna di lava di 2750 mt di quota ! La botta di salita è di oltre 1000D+.
Fin qui tutto di ordinaria amministrazione,siamo allenati per questo. Peccato che ben presto comprendiamo cosa voglia dire salire quel dislivello su sentiero di lava:camminare su pallini di. polistirolo espanso che scrocchiano sotto le scarpette come la neve dura e compatta ;vuol dire fare un passo avanti e due indietro scivolando i piedi ad ogni passo. Riusciamo ad applicare la tecnica di mettere i piedi a papera per retrocedere meno e …. saliamo.
Arrivati in punta il balisage riesce a sorprendere anche il mio amico di grossa esperienza alpinistica: le paline dalla sommità ora scendono diritte giù in un canale, per quegli stessi 1000D+ saliti ,ma questa volta con 35 gr di pendenza ed ad imbuto !.Spettacolare. Trattasi di lava finissima come la neve che peroò non slavina ed allora giù a rotta di collo sollevando una nuvola di polvere degna del passaggio di cavalli nei film western !

Ci tuffiamo come bambini spensierati;ogni tanto una sosta per togliere ghette e scarpe e svuotare la lava entrata e poi giù di nuovo.
Io applico la tecnica scialpinistica di discesa a “raspa” e divallo con velocita'.
Poi ancora un ultimo regalo della natura del'Etna: improvvisamente in questo cono detritico e ripido ecco comparire davanti a noi cuscini di fiori gialli che inspiegabilmente riescono a fiorire lì.
Il contrasto del nero pece della lava con quello del giallo delle inflorescenze ci ammalia.. ma dobbiamo andare ..il cronometro gira impietoso!
Il Piano Provenzale con il suo cancello dei 45 km ci accoglie con mezz'ora di anticipo.
La stanchezza però causa la difficoltà del terreno ci impone una sosta lunga che ahimè sarà la causa del ritardo al cancello dei 75km.
Come dicevo all'inizio, siamo DNF ma DNF troppo felici !
La nostra mente e tutti e cinque i sensi hanno avuto una rara occasione di riempirsi di sensazioni indelebili per il futuro.
Ancora una volta “portiamo a casa” un sicura risposta positiva a quella solita domanda che ci viene rivolta dai non addetti ai lavori: ma chi ve lo fa fare?


martedì 25 luglio 2017

Benale Trail Chiusa di S.Michele(To) 23 Luglio 2017

Classifica Benale Tral 2017

Dalle Note dell'OrcoMadama
23 luglio , 20 km, dislivello 400 mt, 4^ assoluta tra le donne.
Bennale è una delle borgate di Chiusa San Michele.
Trail vario e piacevole,  nella parte più alta si potevano vedere la Val Sangone e la Val di Susa.
L'unica nota negativa è stata la poca adesione a questa gara….peccato!!!

Bici Bdc Colle Sampeyre da Piasco Valle Varaita e Valle Macra(Cn) 25 Luglio 2017


Foto Bici bdc Colle Sampeyre(Cn) 2017
Video Bici bdc Colle Sampeyre 2017

Dal racconto dell'OrcoPinoR


I numeri:
- Partenza Da Piasco 8.30
- Sampeyre Valle Varaita, 25km da Piasco
- Colle Sampeyre 2283slm, 18km e 1300D+ da Sampeyre
- Stroppo
- S.Damiano Valle Macra
- Colletto di Rossana per evitare lo stradone di Busca
- Arrivo Piasco 14.00

Per 100km 2000D+ circa

Il caro stivale assediato dal fuoco, persi in un mese 26.000 ettari di superficie boschiva. Si parla di incendi appiccati dalle mani dell'uomo. Due terzi del BelPaese alle prese con la siccità. I fiumi secchi. Passando sui ponti se ne vedono solo le bianche pietre ossute. E da ieri, pure un vento di Foehn fortissimo che secca pure le anime.
Con OrcoZoppo si decide di scalare il Colle Sampeyre, assente dal carniere dei Cacciatori di Colli.
Il dubbio, per la riuscita della gita, però ci assale visto il ventaccio che spira in Valle di Susa. Si parte ugualmente, vedremo il da farsi in loco.
Per inforcare la bici a Piasco, di fronte al conosciuto negozio Cicli Mattio, la sveglia suona alle 5.00 a.m..
Il vento in bassa Valle Varaita inesistente, è dunque vero che in Valle di Susa c'e' l'HeadOffice del Dio Eolo.
Venticinque i chilometri da Piasco a Sampeyre, li pedaliamo con Angelo(74anni) fresco finischer della GF Fausto Coppi 2017.   A 74anni, Angelo, ha una gamba temibile, c'è dunque speranza di miglioramento anche per noi tapascioni.
A Sampeyre, incrociamo il circo della famosa maratona ciclistica in MTB IronBike alla sua 3a tappa SAMPEYRE – BOBBIO PELLICE attraverso la VAL PELLICE sui sentieri dei Valdesi.
Subito arcigne le pendenze di salita al colle, ma qualche chilometro e le pendenze diventano costanti all'8-9%. Il fondo stradale disconnesso, ma in salita non ci disturba più di tanto..
A quota 1800slm ci appare, come d'incanto, la vista di sua maestà il Re di Pietra, Il Monviso 3843slm. Con la sua rocciosa parete SUD, ci accompagnerà fino al Colle di Sampeyre.
Al Colle una balconata sulle Alpi Cozie da urlo. La diga di PonteChianalec e il Colle dell'Agnello si possono quasi toccare.
Discesa velocissima verso Stroppo in Valle Macra, con cuccioli di marmotta (ne abbiamo contate almeno tre) che si volevano suicidare sotto le ruote delle nostre specialissime.
Non riusciamo ad arrivare ad Elva, per via di uno sterrato pietroso, e decidiamo di passare per Stroppo. A quota 1000, proprio a Stroppo, incrocio tra la Sp335 e la Sp422, presso il negozio di Alimentari "LA FORNACE", decidiamo di consumare il nostro pranzo autoctono innaffiato con una birra Menabrea acquistata in loco. Il negozio  è fornito di un bel dehors accogliente per i turisti in bici e moto.
Trasferimento veloce, guidato da Angelo, verso S.Damiano Macra con la scorciatoia del colletto di Rossana che ci riporta in quel di Piasco, dove chiudiamo una giornata memorabile tra le montagne di  questo antico e selvaggio Piemonte.

venerdì 21 luglio 2017

Bici Bdc Colli Izoard & Vars da Briancon (Francia) 19 Luglio 2017


Foto Bici Colli Izoard & Vars 2017
Video Bici Colli Izoard & Vars 2017

Lo scalatore puro sa di Zola e di Verga,  è dolorosamente la verità,  sputa sangue per staccare tutti in salita e poi in discesa il passista,  pesante, strafottente, in due pedalate lo raggiunge e getta in polvere la sua fatica. (Domenico Quirico)

Dal racconto dell'OrcoPinoR

I numeri:

- Partenza Briancon 1300slm
- Colle d'Izoard 2360slm
- Guillestre 1000slm
- Col de Vars 2109slm
- Guillestre 1000slm
- Arrivo Briancon 1300slm




per un totale di 125km 2900D+
Partenza difficile da Briancon 
Arriviamo a Briancon alle 7.30 di buon'ora. Il fermento per il passaggio del 104° Tour de France è nell'aria e anche noi ne siamo contagiati. Parcheggiata l'ammiraglia sotto i bastioni della cittadella fortificata, ci apprestiamo a partire per questa giornata in sella alle nostre specialissime.
La strada inizia in discesa per poter raggiungere il bivio della famosa route D902.
Dopo pochi metri un'esplosione assordante davanti a me. La ruota posteriore della Wilier dell'OrcoZoppo è a terra. Increduli ci fermiamo. Il copertone marca Vittoria è esploso come colpito da una granata. Ad una prima analisi presenta un'ernia insanabile. OrcoZoppo prova a cambiare la camera d'aria sbrindellata con una nuova. Niente da fare esplode anche questa. Sconsolati, ritorniamo alla macchina appiedati.
Non ci diamo per vinti e dietro indicazioni di un indigeno ci dirigiamo presso un rivenditore di biciclette antistante il supermercato il Gigante. Sono le 8.10 e lo "store" è già aperto. In trenta minuti è tutto risolto con il cambio del copertone e relativa camera d'aria. Finalmente si parte all'attacco del mitico colle d'Izoard

Da Briancon al Colle dell'Izoard
Diciannove  i chilometri per salire al colle. Rari ciclisti salgono e scendono dal colle. La sosta a Cervieres è tappa obbligata, da qui in avanti nessuna fontana fino ad Arvieux.
E' la prima volta che L'OrcoZoppo sale al colle dell'Izoard e la sua emozione è palpabile. Gli ultimi due chilometri fatti con il cuore.

Dal Colle dell'Izoard a Guillestre 
Al colle alcuni operai stanno preparando le strutture per l'arrivo della 18° Tappa. Tanti i ciclisti venuti a mettere il naso. Il tempo delle foto e del panino ristoratore e poi giù verso la Casse Dèserte appena sotto il colle. Una sosta al monumento dedicato a Coppi e Bobet. Tra guglie e terre giallastre Il luogo trasuda imprese ciclistiche. Appena dopo la Casse Deserte inizia la carovana dei camper parcheggiati in attesa della tappa del giorno seguente. Pare di essere in spiaggia. Una comunità numerosa mobilitata per ammirare uomini che soffrono sui pedali. Non mi do spiegazioni, fiumi di libri sono stati scritti in merito, ed io sono un ciclista dell'ultima ora. Non posso che guardare curioso.
Discesa verso Arvieux con i freni tirati, troppa gente sulla strada.
Dal bivio per Chateau Queyras, però, si pedala in solitudine. Il Vallone del torrente Guil con i suoi orridi è sempre un piacere per gli occhi. Conduttori di gommoni per il rafting  si approntano a preparare ignavi clienti.

Da Guillestre al Colle del Vars
Da Guillestre 1000slm ci sono 1100D+ per arrivare al Colle de Vars. Dovrebbero essere, sulla carta, ben distribuiti, per cui si inizia la salita fiduciosi. Tutto sbagliato le pendenze iniziali fanno male. siamo all'8/9%.  In sette chilometri la quota segna già 1500slm. Rassicuro l'OrcoZoppo che prima o poi le pendenze saranno più abbordabili. Nulla da fare, a parte la brevissima discesina che porta all'abitato di Vars, e le dolci pendenze prima dell'arrivo al Colle.
Sempre movimentato il percorso che consiglio a chi non c'e' mai stato. In cima al colle anche un Bar Ristorante dove potersi rifocillare. Le fontane negli ultimi 5km al colle non mancano. Ne ho contate almeno tre, tutte sulla destra.

Dal Colle del Vars, passando da Guillestre, a Briancon
Discesa velocissima verso Guillestre, per imboccare la strada nazionale N94 che da Embrun porta a Briancon. Il traffico non manca ma il vento è a nostro favore. La strada è un continuo "mangia e bevi" che mette a dura prova la tenuta muscolare. Una sola fontana sulla sinistra in salita, prima di S.Martin en Queyras.
Sulla N94 gli enormi BUS e le ammiraglie delle squadre ProCycling  ci sorpassano guidati da ieratici guidatori.
Alle 15.45 arriviamo a Briancon, gioiosi per la giornata trascorsa tra le montagne.
Una capatina al Gigante per acquistare due litri di yougurt che aiuteranno a spegnere le nostra sete di liquidi, ma non di salite.

mercoledì 19 luglio 2017

Vermount endurance run 100 Miles (USA) 15-16 Luglio 2017

Classifiche Vermount 100 Miles 2017
Sito Vermount 100 Miles

Dal racconto di Stefano Ruzza

Il Vermont, “famoso per non essere famoso”, è uno degli stati più anonimi degli Stati Uniti d'America, ed è per questo che è meraviglioso. Incastonato a nord est degli States, al confine con il Canada e non lontano da Boston, fa' di colline, boschi, prati, fiumi e piccoli laghi la sua principale bellezza, con cittadine piccole e accoglienti, lontano dall'immaginario delle metropoli americane.
Perché andare a correre proprio nel Vermont? Quando Eleonora ha intrapreso la strada dell'esperienza lavorativa americana, nello stendere il calendario delle mie gare e dei viaggi a trovarla, la 100 miglia del Vermont si incastrava in modo perfetto, soprattutto dopo le ennesime lotterie perse per partecipare a Western States e Hardrock. Essendo una gara del cosiddetto Grande Slam americano, rientra nelle più prestigiose e storiche 100 miglia a stelle e strisce, seppur meno conosciuta in Europa rispetto alle già citate WS e HR. Purtroppo le iscrizioni sono volate in poche ore, così soltanto io sono riuscito ad iscrivermi alla 100 miglia, mentre Eleonora ha dovuto “accontentarsi” della 100 km, ripiegando sulla Old Dominion dei primi di giugno come personale “100 miglia annuale”, terminata poi ottimamente.

Poco più di 4000 metri di dislivello in 160 km potrebbero quasi far sorridere a chi pensa ai numeri di UTMB o Tor, eppure questi infiniti saliscendi lungo dolci collinette fanno più male di 10 vertical uno dietro l'altro. Diventa una lenta agonia, soprattutto se non si è abituati a correre così a lungo e su larghe e pulite strade di campagna. Così, nonostante una partenza controllata e una rimonta che mi aveva portato a ridosso del podio, la seconda parte di gara si è trasformata in un calvario, perdendo posizioni a causa dell'incapacità di correre per via dei muscoli distrutti come mai mi era capitato prima.
Curiosamente le mie maggiori tribolazioni sono iniziate proprio dopo aver raggiunto Eleonora che stava correndo la sua 100 km, gara partita 5 ore dopo la 100 miglia e con cui condivideva tutti gli ultimi 90 km. Non poche sono state le difficoltà anche di Eleonora, a causa dei problemi ad
alimentarsi nell'ultima parte e di un tibiale sempre più infiammato.
Per entrambi il tempo finale è stato quasi 2 ore più alto del previsto, ma solo dopo averla corsa ci si è resi conto delle difficoltà nascoste di questo percorso, forse “noioso” per chi è abituato alle Alpi, ma per nulla scontato e facile da interpretare.
Ad alleviare parzialmente i patimenti ci hanno pensato la cordialità, la gentilezza e la spensieratezza dei volontari e dello staff organizzatore, nonché di tutti gli altri concorrenti e delle relative crew, sempre pronti ad incitare e incoraggiare ad ogni occasione, facendoci sentire a proprio agio all'interno di un ambiente pulito e dallo splendido sapore bucolico.

Royal Ultra Sky Marathon - Ceresole Reale(To) 16 Luglio 2017

Video Arrivo Royal SkyMarthon 2017
Classifica Royal SkyMarathon 2017
Sito Royal SkyMarathon


Edizione Trofeo Kima 2012 (foto e racconto OrcoCamola)

Edizione Royal Ultra Sky Marathon 2015 ( racconto OrcoRavaning)
Edizione Royal Ultra Sky Marathon 2013 (foto e racconto OgreExtreme)
Edizione Royal Ultra Sky Marathon 2011 (foto e racconto OrcoPino)
Edizione Royal Ultra Sky Marathon 2010 (foto e racconto OrcoVittorio)
Edizione Royal Ultra Sky Marathon 2009 (foto e racconto OrcoGreg)
Edizione Royal Ultra Sky Marathon 2008 (Sito RUSM)

Dal racconto dell'OrcoNauta

Io, Orconauta Luca, e OrcoDavide, avevamo deciso alcuni mesi fa di partecipare per la prima volta alla Royal Ultra Sky Marathon del Gran Paradiso.
Questa manifestazione, quest’anno, è stata inserita nella Sky Runner World Series categoria Extreme per via delle sue caratteristiche altamente tecniche.
Chi conosce questa gara sa che oltre alle difficoltà sportive, l’intera logistica non è una passeggiata.
Si parte dal lago Teleccio, a cui si arriva con più di un’ora abbondante di navetta e l’arrivo si trova sulle sponde del lago di Ceresole Reale.
Io e Davide scegliamo di dormire a Ceresole in un rifugio con la famiglia, di puntare la sveglia alle 03:00 del mattino e organizzarci per prendere la navetta che parte nella zona arrivo alle 04:00.
Dopo una veloce colazione e, ancora assonnati, saliamo sul mezzo che ci porta alla partenza.
Si percepisce una buona energia da parte di tutti i concorrenti, la notte è fresca ma non fredda e dopo esserci arrampicati con il pulmino su una ripida stradina di montagna, a volte senza barriere ai lati, tra boschi, torrenti e pietre, arriviamo a quest’immensa diga dove è fissata per le 06:30 la partenza.
Qui troviamo anche il nostro compagno OrcoKambu e OrcoGnoma, iscritti alla gara “corta” Roc Sky Race. OrcoKambu anche lui pronto per quest’avventura ci chiede in quanto tempo pensiamo di finire la Marathon e noi gli diciamo che avevamo, per diversi motivi, già deciso di cambiare il percorso e spostarci anche noi sulla “Roc”.
Data l’importanza dell’evento, alla partenza, troviamo atleti e atlete internazionali d’elite, e tutto lo scenario che ci circonda è decisamente suggestivo.
Alle ore 06:35 circa, i quasi 400 atleti iscritti, si mettono in marcia seguiti da un drone pronto a filmare il via sulla cresta della diga.
Alla partenza, sulla prima salita, si forma subito un lungo serpentone umano che rallenta un po’ tutti, si prosegue così per qualche km, per fortuna, passato questo imbottigliamento iniziale, ognuno di noi, trova il suo personale ritmo e inizia la corsa.
La “Roc” condivide con la Marathon il passaggio al Colle dei Becchi (2990 mt), alla Bocchetta del Ges (2691 mt) e alle Alpe Foges dove si trova il bivio tra le 2 distanze.
Io a quel punto comunico all’organizzazione il cambio di percorso, cosa che farà anche Davide, e proseguo su un tracciato molto “nervoso” e non privo di difficoltà, soprattutto quando ci troviamo in discesa.
Ad un certo punto, dal bosco, vedo il lago di Ceresole e dopo aver costeggiato il lago per circa 3 km mi ritrovo finalmente all’arrivo.
Ritengo la “Roc” una gara, per quello che ho potuto vedere, molto tecnica, molto affascinante, con parecchi passaggi su rocce e nevai, ma soprattutto paesaggi spettacolari immersi nel parco del Gran Paradiso.
Per la cronaca io finisco in 5 ore e 15 minuti, Davide in 6 ore e OrkoKambu in un tempo ottimo di 4 ore e 45 minuti.
Grazie a tutti e arrivederci alla prossima fatica!


domenica 16 luglio 2017

Trofeo SkyRace Orsiera Rocciavrè (To) 16 Luglio 2017

Classifica SkyRace Orsiera Rocciavrè 2017
Sito SkyRace Orsiera Rocciavrè

Dal racconto dell'OrcoSherpaMazinga

Mi ritorna in mente una estate di molti anni orsono. Siamo nel 2002, primo anno del nostro amato e vituperato Euro, in un periodo caldissimo che ha visto proliferare per la prima volta su scala industriale i climatizzatori  autonomi di casa, ed  in una famosa  nottata di black out elettrico che ha messo in ginocchio per una giornata quasi tutto il nord Italia.
Quel giorno rinasce per volontà dell’ente Parco Orsiera Rocciavre  e dei suoi guardia parco, D.Miletto in testa, la corsa che era sorta in modo un po dilettantesco negli anni 1991- 1992-1993 ma altrettanto velocemente scomparsa.
Ebbene in quel 2002  vediamo forse per la prima volta in Piemonte proporre una gara atipica di montagna,  la Sky race, che stravolge il vecchio concetto di corsa in montagna a cui noi tutti eravamo avezzi. Forse  30/40 partecipanti radunati nell’area del vecchio Sellerie ancora chiuso  dopo l’abbandono della vecchia gestione. Si era trattato di una fantastica  cavalcata percorsa in senso  antiorario dal Sellerie fino al Sabbione, colle del Villano, Colle del vento, dorsale  verso la val Susa, Alpe Giaveno e ultimi due colli fino al  Colle delle Vallette con terribile discesa su pietraie fino ai laghi e rifugio, forse 25 km percorsi in circa 5 ore. Era già un vero trail secondo l’accezione moderna, ma troppo in anticipo rispetto ai canoni tradizionali della marcia alpina in uso in quegli anni.
Oggi sulle ceneri di quella bellissima  prova rinasce come una araba fenice la Vera  SkyRace Orsiera Rocciavrè, 21 km mozzafiato di salite  terrificanti su almeno 6 colli, e  attraversando praticamente tutto il grande parco da 18.000 kmq denominato recentemente Ente di gestione delle Aree protette Alpi Cozie, sulle pendici delle tre valli che ne  fanno da coronamento, Val sangone, val Susa e val Chisone.

Per volontà del gestore  Massimo Manavella del  Rifugio Sellerie, nel frattempo oggetto di una profonda ristrutturazione da parte della Regione Piemonte, della Associazione  Escuriosando, con la collaborazione dell’ente Parco e dei suoi  guardiaparco,  si ripercorre oggi uno dei più bei tracciati di alta montagna, ai limiti degli insediamenti urbani di pianura. Dicevamo un area protetta di 18000 kmq che accoglie al suo interno tutti gli ungulati alpini: camosci, stambecchi, cervi, caprioli, cinghiali e mufloni,  ma che oggi vede radunarsi  altri 161  ungulati a due zampe, con  un abbigliamento variopinto in modo forse eccessivo, tale da proporre forse un senso di inquinamento cromatico su queste selvagge montagne. Pochi probabilmente, io compreso, capiscono cosa li attende.  Come dice Manavella:  “ Ma noi cercavamo davvero di proporre  una Gara Estrema.
I Cellulari che non prendono mai. Il Senso di Essere Lontani:UNA CORSA A FIL DI CIELO...
... Senza Compromessi.”
Direi obbiettivo perfettamente centrato con una corsa a filo di cresta, sempre  molto lontani da ogni centro abitato, una cavalcata corsa tra i 2023 del Sellerie fino ai 2635 del Colle Robinet, in una  tumultuosa oscillazione su e giu senza respiro. Passato il primo colle del Robinet ancora con  il sacro furore della corsa, comincio ad incontrare  svariati concorrenti  in preda a crisi  fisiche e soprattutto psicologiche  per evidente inadeguatezza alle difficoltà del percorso.

Si parte dalla salita ai due laghetti, con rapida discesa fino alla casa del Parco per poi traversare lungamente verso Est, incrociando  vallette scoscese, grandi dorsali  lungo l’unica pista che ci porterà mica tanto velocemente tra massi, catene etc fino al colle omonimo. Siamo alle propaggini estreme verso la val Sangone, adesso inizia la traversata  di tutto il massiccio. Finalmente al colle trovo un po di liquido, si punta rapidamente in traversata fino al vicino colle che credo  essere  la Valletta.

Grave errore, mi attende circa un’ora della grande traversata nel deserto delle pietre, tra massi giganteschi, pietraie infernali e  nevai, da cui emerge Miletto  posto a  guardia di un mega Boulder.
Non c’è tempo per i ricordi della vecchia gara perché la preoccupazione  costante è la ricerca delle bandierine e del percorso e soprattutto di stare molto attenti; una caduta qui potrebbe avere conseguenze molto serie. Finalmente il colle della Valletta. Ho fatto 7/8 km in un  tempo di tre ore, demoralizzante!  Fortunatamente adesso riconosco tutto il percorso che diventa molto più scorrevole con sentieri direi normali. In mezz’ora infatti raggiungo il Colle del Vento su un meraviglioso sentiero scavato a mezza costa e totalmente pianeggiante e  in veloce discesa la  testata della  valle Gravio al Pian di Cassafrera. Ma qui ormai siamo di casa e la  lunga risalita del Colle del Villano non presenta particolari problemi, camminata veloce e concentrazione. Dal colle la discesa  è molto corribile tanto da raggiungere velocemente il fondo valle e l’alpeggio del Balmerotto.  Errore, ancora il sadismo degli organizzatori ci fa ridiscendere per almeno 200 metri la valle fino alla confluenza dei sentieri provenienti dal sottostante Toesca;  penso intensamente a Omar….
Siamo a circa 1900 metri e so perfettamente che il colle del Sabbione è posto ai 2560, ovvero  il film del nostro recente trail autogestito del sabato precedente.  A questo punto raccolgo lo sconforto di alcuni trailers  che non si aspettavano ancora una tale risalita, incitandoli, raccontando aneddoti e storie di alcune gare storiche. Insomma il colle è raggiunto prima nella nebbia e poi in un sereno meraviglioso. Sembra di vedere in lontananza il mare…. Ma non sono allucinazioni, solo il ricordo della recente esperienza sulla Cromagnon. Correndo in discesa con un compagno di disavventura, dui cui vedrò il volto solo all’arrivo, ci raccontiamo dei nostri malanni fino al gonfiabile del Sellerie.
Insomma siamo di fronte ad una gara molto tecnica, su una lunghezza tutto sommato  moderata ed un dislivello di 2000 nella norma, ma che ha richiesto un  tempo di percorrenza  decisamente elevato. Poche altre sky race possono confrontarsi con questa, superata forse solo dal Trofeo Scaccabarozzi in Grigna o  dal Kima.

mercoledì 12 luglio 2017

Bici Bdc Colle Fauniera Valle Grana -->Valle Stura (Cn) 12 Luglio 2017


Foto Colle Fauniera 2017
Video Colle Fauniera 2017

"Chamino que chaminaras, La draio passo i crést,
 s’envello pr’i cuols..."
Trad. dal franco provenzale 
"Cammina e cammina il sentiero valica le creste,
 rotola  per i colli..."

Dal racconto dell'OrcoPinoR

La curiosità di conoscere la parte più "tosta" della "Granfondo Fausto Coppi", il suo Colle Fauniera a 2481slm, ci ha portato oggi, dopo una levataccia, qui a Caraglio(Cn), all'ingresso della Valle Grana.
Con L'OrcoNevruz ci regaliamo questa giornata splendidamente estiva in sella alla specialissima.
Passato il comune principale di Valgrana, da Pradleves 824slm , a 21km dal colle Fauniera 2481slm, è un susseguirsi di orridi, agriturismi e relative vendite del famoso formaggio "Castelmagno".
Le pendenze non danno mai tregua. MAI. In 21km si sviluppano 1650D+.

I numeri:
- partenza Caraglio(Cn) ore 8.30
- Valgrana, Castelmagno
- Colle Fauniera ore 11.30
- Valle Stura, Demonte
- Rientro a Caraglio ore 14.00

Per un totale di  90km 2000D+


Ma l'approccio cicloturisitico e la partenza da Caraglio, ci permette di godere del paesaggio sempre vario.
Una sosta a CastelMagno al bellissimo Santuario di S.Magno, per riempire le borracce alle sue splendide fontane.
Dal Santuario, la strada si snoda in un piccolo nastro d'asfalto, tutto sommato ben tenuto. Lo scenario di salita è appagante.

Gli ultimi pascoli, con le stalle "Dove osano le Bufale" a quota 2100slm, ma le pendenze adesso sono più abbordabili ed il "Pian dei Morti" con il culmine del colle è ormai a vista.
In cima al Colle Fauniera, una statua in pietra dedicata a Marco Pantani. Facciamo le foto di rito e decidiamo di scendere per la Valle Stura, cosi da chiudere il percorso ad anello.
La discesa del Fauniera è considerata una delle più tecniche delle Alpi, e oggi, affrontata con un ventaccio freddo, la rende ancora più insidiosa.
Non ci fermiamo al Rifugio Carbonetto a quota 1900slm, sperando di trovare qualche panetteria aperta per il nostro panino. Non troviamo nulla fino a Demonte(Cn) dove arriviamo alle 13.00 con tutti i negozi ormai chiusi. Non ci rimane che acquistare due birre al bar sotto i portici e consumarle seduti su una panchina mentre contiamo il numero esagerato di TIR che arrivano dal vicino Colle della Maddalena in alta Valle Stura.
Rimessi in sella, in 20km, con vento contrario, tirando a turno con OrcoNevruz, rientriamo a Caraglio.

Riviviamo, davanti ad un caffè, il giro appena concluso con un arrivederci, forse, al prossimo 8 Luglio 2018 giorno della 31° Granfondo Fausto Coppi.



martedì 11 luglio 2017

Trekking Sulle Tracce del Cro-Trail UltraTrail du CroMagnon (Alpi Marittime Italia-Francia) Luglio 2017



“ Raccontare un viaggio è viaggiare due volte, fare un selfie è poco  più che inviare una cartolina; Quando invece condividere il viaggio  significa suggerire mete, mettersi in gioco, trasformare una esperienza individuale  in un esperienza  sociale, rendere contagiose  emozioni e suggestioni, storie ed incontri”

Dal racconto dell'OrcoSherpaMazinga

Guido Bosticcio e Andrea Bocconi nella loro guida sulla narrazione del Viaggio ci  ricordano a noi viaggiatori  che   “ raccontare un viaggio è viaggiare due volte, fare un selfie è poco  più che inviare una cartolina; Quando invece condividere il viaggio  significa suggerire mete, mettersi in gioco, trasformare una esperienza individuale  in un esperienza  sociale, rendere contagiose  emozioni e suggestioni, storie ed incontri” Ecco questo è il messaggio da trasmettere con queste brevi note.
 
  La CROMANGNON per definizione non è un trail, una corsa  od una esperienza di vita, è semplicemente un viaggio nel nostro mondo, anzi ai confini del nostro mondo, ma molto aderente ad esso.
     Sei nel mondo abitato del nostro Piemonte o della vicina Provence, ma  sei in realtà fuori da tutto. Improvvisamente ti trovi a cavallo della Val Roya o ancora meglio nel cuore del Parco del Mercantour, dove cielo e terra si incontrano nel nulla tra un  susseguirsi infinito sull’orizzonte di vallate, crinali e cime dove probabilmente per mesi  potresti non incontrare  nessuno.
Un viaggio semplicemente nella nostra storia a cavallo tra   Francia ed Italia, dove le tracce dell’una o dell’altra si confondono nei secoli a partire  da un lontano 1860 quando il Regno   Sabaudo e  la monarchia Francese  si accordano per la cessione   della Savoia. Operazione dettata squisitamente  da ragioni geopolitiche, ma che  avrà dentro di se  i germi per un stato di latente  conflittualità non dichiarata ma praticamente continua fino  al 1945.
      Ecco , la Cromagnon in realtà è anche un viaggio nella storia dei conflitti  non combattuti tra due stati che per quasi cento anni  hanno  proceduto alla fortificazione dei confini, in una ambientazione quasi da Deserto dei Tartari..

     Il romanzo di  Buzzati è in realtà  ambientato in un immaginario paese. La trama segue la vita del sottotenente Giovanni Drogo dal momento in cui, divenuto Ufficiale, viene assegnato come prima nomina alla Fortezza Bastiani, molto distante dalla città. La Fortezza, ultimo avamposto ai confini settentrionali del Regno, domina la desolata pianura chiamata “deserto dei Tartari”, un tempo teatro di rovinose incursioni da parte dei nemici. Tuttavia, da innumerevoli anni nessuna minaccia è più apparsa su quel fronte; la Fortezza, svuotata ormai della sua importanza strategica, è rimasta solo una costruzione arroccata su una solitaria montagna, di cui molti ignorano persino l'esistenza.
     La Fortezza Bastiani è in realtà proprio  la cima dell’Authion, raggiunta dopo due giorni di  cammino lento ma incessante. Authion, cima a difesa  dalle eventuali incursioni Italiane dalla val Roja  verso la Provence:
Costruita nel 1897, tra il 1° ed il 10 settembre,  da 50 muratori della valle, rappresenta la prima fortificazione in calcestruzzo armato, vanto della grande tecnologia Francese. Di forma pentagonale eretta sulla  punta terminale dell’Authion, a 2080 mt,  sorveglia la cresta dell’Ortiguè, che conduce al Col de Raus e all’antica frontiera, serviva a proteggere le sottostanti fortificazioni de La Forca et mille Fourches.
Appena sotto l’Authion tutte le fortificazioni di corredo stanziali, ma una ora di cammino oltre entri  nell’ultimo avamposto della civiltà del Mercantour, camp d’Argeant con i suoi impianti sciistici ed il vicino Col Tourini. Oltre questo, il niente solo il Mercantour  da non disturbare nemmeno con le punte  metalliche dei nostri bastoncini da sci.
Già la preparazione teorica della traversata è alquanto complessa in quanto il Gran trail Cromagnon ha modificato molte volte il suo percorso originale, senza trovare  traccia sull’Web dei  primitivi anni, quando il tracciato viaggiava a cavallo del Mercantour. Fortunatamente  mi è venuto in soccorso il grande Pietro, anima storica del gran Trail,  che mi ha fatto pervenire  i road Book della corsa degli anni 2008 e 2012.  Da allora solo percorsi diversi ma non affascinanti , a spasso tra il Marguareis, ormai troppo conosciuto e il solco principale dell Roja. Naturalmente occorre rifornirsi delle eccezionali cartine Francesi  scala 1:25.000 che riportano  la posizione e la numerazione di tutte le Paline di segnalazione con un eccezionale  riscontro  tra  cartografia e sentieristica.

1° giorno
Si lascia la vettura al Colle di Tenda, per evitare la lunga salita  al Colle della Boaria. Siamo nella patria delle grandi fortificazioni, Fort Centrale, fort Pepin, fort Pernante, fort  de la Giaure, lunga traversata fino alla bassa de Peyrefique  e finalmente Casterino. Circa 20 km.
2° giorno
Grande tappa di oltre 30 km con D+ di circa 2000 m. con circa 10 ore di cammino costante.   Invece di ripetere il Cro Magnon, puntiamo diritto verso la Valle della meraviglie e all’omonimo rifugio, per incontrare il grande percorso francese del GR 52 che ci condurrà dopo 3 giorni al mare di Mentone. E’ un susseguirsi di grandi e piccoli laghi, con il colle più alto(Col du Diable ) a 2460 mt). Ormai siamo nel cuore del Mercantour, il sentiero si perde a vista d’occhio  scavalcando innumerevoli colli e crinali e grandi traversate fino a raggiungere l’Authion e il vicino  Camp d’Argeant.

3° giorno
Da Camp d’Argeant a Sospel lungo tutto il GR 52. Anche oggi sono circa 25 km con 1400 m D+, a cavallo tra le fortificazioni,  i resti dei carri armati, bunker fino alla sommità del Mangiabo a 1860 mt.  Qui finisce la montagna e comincia la lunga discesa su Sospel quota 380 mt,  in un caldo micidiale: iniziamo a vedere il mare.
4° giorno.
Da Sospel a Menton sempre attraverso il GR 52; si inizia con una lunga risalita delle dorsali  sopra Sospel per poi mantenersi lungamente sulla quota 1000 mt, prima nel bosco poi nella macchia mediterranea. Sono circa 20 km da percorrersi in 6/7 ore. Il colle di Berceau, ultimo ostacolo ci riserva  all’improvviso  il mare e la costa sottostante. Ma la tortuosità del sentiero ed il caldo africano delle ore 13 ci impongono ancora due ore  di discesa.
La sensazione più forte degli ultimi due giorni è stata certamente la grande sete, ma non dimenticherò il senso di frustrazione e tristezza   generato dall’incontro con i poveri migranti neri di Ventimiglia che  tentano di scappare in Francia ed i loro stracci abbandonati sui sentieri.

sabato 8 luglio 2017

Trail autogestito del parco dell'Orsiera Rocciavrè (To) 8 Luglio 2017

Foto T.A. Orsiera 2017
Edizione 2013

“Lo diceva Neruda
che di giorno si suda
(ma la notte no!)”  (R. Arbore – Ma la notte - 1985)

Dal racconto dell'OrcoDelleNevi

In un caldissimo sabato mattina di luglio, otto orchi si ritrovano davanti al bar della posta di Rivoli, destinazione trail autogestito nel parco dell’Orsiera-Rocciavrè.
Lasciato il caldo della pianura alle spalle, alle 8.10 guidati da OrcoSherpaMazinga partiamo da Travers a Mont (San Giorio di Susa) in direzione Rifugio Amprino (1385 mt.) e dopo aver attraversato il bel alpeggio della Balmetta arriviamo al Rifugio Toesca (1710 mt.). Due parole e un caffè con il rifugista e la bella rifugista e poi si riparte in direzione Colle del Sabbione.
Salita splendida e mai troppo dura con il Rocciamelone sullo sfondo e poco prima delle 10.30 siamo al colle (2560 mt.).
Dal Colle del Sabbione traversiamo sotto la cima della Cristalliera e arriviamo al Colle Malanotte (2587 mt.) punto più alto del nostro giro.

Sarà l’altitudine, o il caldo patito nei giorni precedenti o più semplicemente che anche gli Orchi vengono colti da attacchi di stupideria e quindi decidiamo di celebrare il passaggio al colle dedicandogli l’omonima canzone di Renzo Arbore (e di immortalare la performance canora in un video!)
Giù veloci nel vallone fiorito sotto il colle e arriviamo al Piano delle Cavalle. Attraversiamo il gelido rio che alimenta il laghetto Rosso (1970 mt.) e incontriamo OrcoCamola che ci è venuto incontro salendo dal Rifugio Val Gravio.

Nonostante i quasi duemila metri di quota il caldo si fa sentire e spinti dal desiderio di una birra ghiacciata scendiamo senza sosta al Rifugio Val Gravio (1390 mt.) dove ci fermeremo per il pranzo. Purtroppo le nostre speranze si scontrano con la dura realtà di una birra appena fresca, ma poi la polenta, il vinello e la compagnia ci ristorano dai 15km e 1400 mt. di dislivello che abbiamo alle spalle.
Dal Rifugio ripartiamo dopo un ammazzacaffè al Serpillo (servito tiepido!?!) e i 5km del sentiero dei franchi che ci riportano a Travers a Mont sono troppo belli per non essere fatti di corsa nonostante le pance piene.
Bellissima giornata, bellissimo giro, bellissima compagnia.